Islamabad (Agenzia Fides) – Asia Bibi è stanca e preoccupata. E’ giù di morale, è provata psicologicamente. Piange spesso e vorrebbe rivedere i suoi figli. Si sente costantemente in pericolo. Chiede e si affida all’aiuto di Dio. E’ quanto l’Agenzia Fides apprende da fonti vicine alla famiglia della donna, condannata a morte per blasfemia e rinchiusa nel carcere di Sheikhupura. Ieri il marito Ashiq Bibi ha potuto incontrarla in prigione e ha riferito “lo stato di prostrazione psicologica e di disperazione” in cui versa Asia. Dopo l’uccisione del governatore del Punjab, Salman Taseer, e dopo le minacce di gruppi terroristi, in carcere le misure di sicurezza sono state innalzate: le visite alla donna sono consentite solo al marito. Asia ha definito Taseer “un uomo buono e giusto, un alleato nella mia lotta contro l’ingiustizia e per l’abolizione della legge sulla blasfemia”, affermando sconsolata: “Chi ci proteggerà adesso? Siamo tutti in pericolo”.
Fonti di Fides notano la situazione di estrema tensione e polarizzazione nel paese: dopo le recenti manifestazioni di gruppi islamici radicali che hanno elogiato e definito “eroe” l’assassino del governatore, invitando i militanti a uccidere Asia Bibi e tutti coloro che vogliono modificare la normativa sulla blasfemia, anche la famiglia di Asia è in pericolo di vita, e vive ora in un rifugio nascosto. Gli stessi avocanti e quanti forniscono aiuto materiale alla famiglia sono a rischio.
Haroon Barket Masih, a capo della “Masihi Foundation”, che garantisce assistenza ad Asia Bibi e alla sua famiglia, nota in un colloquio con Fides. “Oggi ci sono 10 milioni di potenziali killer di Asia. Taseer è stato ucciso; il ministro Shahbaz Bhatthi o l’ex ministro Sherry Rehman sono stati condannati a morte dagli estremisti. Ma il governo, con il premier Gilani e il ministro per la giustizia, ha detto apertamente che non intende modificare in alcun modo la legge sulla blasfemia. L’esecutivo è ostaggio dei fondamentalisti: in tal modo si allontana dai principi e dalla visione democratica e legittima patenti violazioni dei diritti umani, Mi chiedo: oggi chi è al potere in Pakistan? Il governo o i leader religiosi radicali?”.
Gli avvocati di Asia Bibi, intanto, informano Fides che l’Alta Corte d Lahore, probabilmente non fisserà a breve la data della prima udienza del processo di appello, data la tensione sociale, politica e religiosa che attraversa il paese. Si teme infatti che se Asia Bibi dovesse essere chiamata a comparire in tribunale, potrebbe diventare un facile bersaglio e aggiungersi alle 35 vittime di omicidi extragiudiziali già avvenuti ai danni di persone accusate di blasfemia. Sui blog e sul web in Pakistan, infatti, centinaia di militanti si offrono spontaneamente per uccidere Asia Bibi, nella certezza di guadagnare il paradiso.
Anche l’Asian Human Rights Commission (AHRC) in un comunicato inviato a Fides, chiede l’incriminazione ufficiale dei leader della “Tahaffauz-e-Namoos-e-Risalat” (“Alleanza per la difesa dell’onore del Profeta”) che, nelle manifestazioni dei giorni scorsi, “hanno istigato pubblicamente all’omicidio di persone innocenti”. “Dove è il governo che dovrebbe proteggere i cittadini e far rispettare lo stato di diritto?”, si chiede nel testo. La AHRC domanda in particolare l’incriminazione di leader religiosi islamici come Maulana Fazlur Rehman, capo della “Jamiat Ulema-e-Islam”; Munawar Hassan, leader della “Jamat-e-Islami”; Sahinzada Abul Khair Zubai, presidente di “Jamiat Ulema-e-Pakistan” e altri. (PA) (Agenzia Fides 12/01/2011)