ASIA/PAKISTAN - Urge una riforma del sistema giudiziario penale: Asia Bibi è solo l’ultima vittima

martedì, 7 dicembre 2010

Islamabad (Agenzia Fides) – Il caso di Asia Bibi – la donna cristiana condannata a morte per blasfemia – ha messo in risalto l’urgenza di una riforma globale del sistema giudiziario penale in Pakistan: oggi anche l’International Crisis Group (ICG), think-tank con sede a Bruxelles e uffici in tutto il mondo, ha convenuto con questa posizione già espressa attivisti per i diritti umani, leader cristiani, giuristi musulmani e rappresentanti della società civile pakistana (vedi Fides 19/11/2010).
Il nuovo rapporto dell’ICG, dal titolo “Riformare il Sistema giudiziario penale pakistano” nota che “le disfunzioni del sistema penale generano rischi per la sicurezza domestica, regionale internazionale”. Per questo invita il governo ad attuare una revisione del sistema che ha carenze della fase investigativa, scarsità di mezzi moderni e di trasparenza, ma che risulta caratterizzato soprattutto da “corruzione, intimidazioni e interferenze esterne, anche da parte di agenzie dell’intelligence militare”, che a volte impediscono a priori le incriminazioni e i processi. Risultato di tale situazione è il crollo della fiducia dei cittadini, che non credono più nella giustizia.
Il rapporto di ICG chiede al governo di abolire le leggi ingiuste e discriminatorie (come la legge sulla blasfemia, per la quale è stata condannata Asia Bibi) e di istituire un robusto programma di protezione dei testimoni: non esistendo questo, infatti, molti gravi reati restano impuniti e accade che militanti e terroristi vengano rilasciati su cauzione. L’inefficienza del sistema è provata dal basso tasso di condanne, intorno al 5-10%, rispetto ai processi celebrati. I tribunali pakistani , ad esempio, non sono riusciti a condannare i responsabili di gravi stragi e attentati, come quello del 2008 all’ambasciata danese, come l’esplosione al Marriot Hotel di Islamabad a settembre 2008 o come l’attacco all’Accademia di Polizia di Lahore nel 2009.
Ma, accanto a casi di grande entità, vi sono migliaia di processi ingiusti ai danni di individui, spesso poveri e indifesi, come Asia Bibi, vittime innocenti di un sistema che si rivela troppo facilmente esposto a condizionamenti, pressioni degli estremisti, e indagini “a senso unico”. (PA) (Agenzia Fides 7/12/2010)


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