ASIA/MALAYSIA - La Chiesa non persegue legalmente i due giornalisti musulmani profanatori dell’Eucarestia, in attesa delle scuse

giovedì, 4 marzo 2010

Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – La Chiesa cattolica non intende perseguire per via giudiziaria i due giornalisti musulmani che hanno profanato l’Eucarestia con un servizio giornalistico, chiedendo pubbliche scuse da parte degli autori e della rivista islamica che l’ha pubblicato. E’ quanto l’Agenzia Fides apprende da fonti della Chiesa di Kuala Lumpur, dove S. Ecc. Mons Murphy Pakiam, Arcivescovo diocesano, ha spiegato oggi pubblicamente: “Non intraprenderemo un’azione legale contro la rivista Al-Islam e contro i due reporter che hanno profanato l’Eucarestia: sarà sufficiente che essi presentino pubbliche scuse per il loro gesto”.
“Il perdono è parte integrante della nostra missione”, ha sottolineato l’Arcivescovo, spiegando che, in tal modo, si vuole chiudere una vicenda dolorosa che ha causato sofferenza e indignazione nella comunità cristiana. Molti cristiani, infatti, feriti per l’accaduto, hanno denunciato l’accaduto alla polizia, chiedendo che i due giornalisti fossero giudicati in tribunale per aver offeso gravemente i sentimenti religiosi di una comunità di credenti.
I due giornalisti hanno realizzato e pubblicato a maggio del 2009 un servizio in cui si ridicolizzava il sacro rito dell’Eucarestia e la religione cristiana. Spacciandosi per cristiani, hanno partecipato a una Santa Messa e hanno preso la Comunione, criticando i cristiani perché credono che in quel pezzo di pane sia presente Gesù Cristo.
Dopo la denuncia di alcuni fedeli, la polizia ha aperto una indagine e accusato i due reporter in base all’art. 298/A del Codice Penale, per aver “causato disarmonia, sentimenti di inimicizia e odio e pregiudicato l’armonia religiosa nel paese”. Le pene per questo reato prevedono il carcere da due a cinque anni.
La Chiesa malaysiana, con questo gesto, intende anche tendere una mano alla comunità musulmana malay (maggioritaria nel paese), nella speranza che si trovi soluzione, in un’atmosfera di dialogo e amicizia, alla questione dell’utilizzo del nome “Allah” per i cristiani di lingua malay (vedi Fides 12/1/2010 e 29/1/2010). Dopo il ricorso all’Alta Corte e il verdetto favorevole alla Chiesa, nel gennaio scorso vi furono reazioni isolate di giovani fondamentalisti e alcuni attacchi alle chiese. I cristiani hanno comunque sospeso l’utilizzo del termine “Allah” e la questione appare congelata, in attesa di sbloccarsi grazie ai negoziati in corso fra gli avvocati della Chiesa e le autorità governative. (PA) (Agenzia Fides 4/03/2010 righe 26 parole 256)


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