ASIA/MALAYSIA - SCHEDA: La disputa sul nome “Allah”

martedì, 12 gennaio 2010

Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – La controversia giuridica sull’uso del nome “Allah” nelle pubblicazioni cristiane è iniziata tre anni fa ed è esplosa all’inizio del 2010. Probabilmente, notano fonti di Fides in Malaysia, durerà ancora a lungo, dato che nel paese vi sono tre gradi di giudizio: l’Alta Corte, la Corte di Appello (a cui il governo malaysiano ha annunciato il ricorso) e la Corte Suprema. L’Agenzia Fides pubblica una cronologia con le tappe principali della disputa, segnata da incertezze e dietro-front del governo:

1995 - Il settimanale dell'Arcidiocesi di Kuala Lumpur, The Herald (http://www.heraldmalaysia.com), inaugura le sue pubblicazioni in “Bahasa Malaysia”, la lingua maggioritaria del paese, traducendo il nome “Dio” con “Allah”, come accade nella Bibbia in lingua araba. Il settimanale ha anche edizioni in Inglese, Tamil, Cinese, per raggiungere tutti i segmenti della popolazione malaysiana.

2006 - Il governo malaysiano del Fronte Nazionale (Barisan National) – coalizione guidata dall’UMNO (United Malays National Organization), il partito maggioritario nel paese, espressione della comunità malay, di religione musulmana – dichiara pubblicamente che intende impedire alle pubblicazioni cristiane in lingua malay di utilizzare il termine “Allah” per indicare Dio.

18 ottobre 2007 - Dopo mesi di disputa verbale (i cristiani non accettano l’imposizione), The Herald riceve la prima notifica del Ministero degli Interni, seguita da una seconda lettera, datata 1° novembre, che impone il fermo alle pubblicazioni in lingua malay, sospendendo la licenza al settimanale. La Chiesa cattolica decide di ricorrere all’Alta Corte, il primo grado di giudizio.

12 febbraio 2008 - Il Ministero degli Interni invia una nuova lettera, esponendo le condizioni per restituire il permesso di pubblicare il giornale: non utilizzare il temine “Allah”.

25 aprile 2008 - Udienza dell’Alta Corte: sono presenti il Direttore del settimanale, p. Lawrence Andrei, e S. Ecc. Mons Murphy Pakiam, Arcivescovo di Kuala Lumpur ed editore del giornale. La Chiesa presenta ufficialmente il suo ricorso.

5 maggio 2008 - L’Alta Corte statuisce l’ammissibilità del ricorso e avvia il procedimento giudiziario, entrando nel merito della questione.

8 gennaio 2009 - Il governo revoca il bando e consente le pubblicazione dell'edizione dell'Herald in lingua malay, confermando il divieto di utilizzare il termine “Allah”.

26 febbraio 2009 - Il Ministro degli Interni della Malaysia, Syed Hamid Albar, diffonde un ordinanza che consente ai cristiani di utilizzare il termine “Allah” per riferirsi al proprio Dio, quando esso compare su pubblicazioni che sono “espressamente destinate ai fedeli cristiani”.

2 marzo 2009 - Dietro-front del governo, che revoca l’autorizzazione concessa solo pochi giorni prima. Dopo le proteste dei gruppi fondamentalisti islamici, il Ministro degli Interni Syed Hamid Albar, dichiara pubblicamente che “il governo ha commesso un errore”, annunciando che il divieto resta in vigore fino al pronunciamento della Corte.

Ottobre 2009 - 15mila bibbie provenienti dall'Indonesia e destinate a fedeli cristiani in Malaysia sono sequestrate dalla polizia malaysiana. Le autorità confiscano le Bibbie perché, nella traduzione del testo, esse contengono il temine “Allah” per riferirsi a Dio. Le Bibbie erano destinate ai fedeli cristiani nella regione malaysiana di Sarawak e sono in lingua indonesiana (“Bahasa Indonesia”), molto simile a quella malese.

16 dicembre 2009 - Udienza davanti all'Alta Corte della Malaysia. Le parti illustrano le loro ragioni. La Chiesa spiega che, in lingua malay, esiste solo il termine “Allah” per riferirsi a Dio, affermando che è incostituzionale applicare restrizioni linguistiche o di culto ai cristiani malaysiani che si esprimono in lingua malay.
Gli avvocati del governo rimarcano che ogni abuso del termine “Allah”, costituisce un insulto alla religione ufficiale del paese (l’islam) e alla Costituzione federale. Secondo l’esecutivo malaysiano, il mancato uso del termine “Allah” non lede la libertà di culto o di religione dei cristiani. L'Alta Corte rende noto che emetterà il verdetto entro la fine del 2009.

31 dicembre 2009: l'Alta Corte di Giustizia della Malaysia, nella persona del giudice Lau Bee Lan, emette un verdetto favorevole alla Chiesa, affermando il diritto del settimanale cattolico Herald di usare il termine “Allah” per riferirsi al proprio Dio.

4 gennaio 2010 - Iniziano a diffondersi gruppi sul social network Facebook che invitano i fedeli musulmani alla protesta per difendere il nome di “Allah”

6 gennaio 2010 - Il governo annuncia che ricorrerà in appello contro il verdetto della Corte. La sentenza è sospesa, con l’accordo delle parti. La Chiesa cattolica, per una questione di “interesse nazionale”, accetta di non utilizzare il termine Allah nelle pubblicazioni finchè la vicenda sarà sub judice.

8 gennaio 2010 - Attacchi di haker ai siti Internet di diverse Chiese cristiane in Malaysia con scritte “Allah è riservato ai musulmani”. Nelle prime ore del mattino iniziano gli attacchi alle chiese. Assembramenti davanti alle due moschee principali di Kuala Lumpur per la preghiera del venerdì con slogan di protesta contro i cristiani.
(PA) (Agenzia Fides 12/1/2010)


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