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Roma (Agenzia Fides) – La malaria, una delle grandi piaghe del continente africano, non è una malattia sconosciuta nei paesi occidentali. Solo in Spagna, nel 2007, sono stati registrati 319 casi per un totale di circa 12.000 casi l’anno in tutta Europa.
A confronto con i 500 milioni di contagi in tutto il mondo questa cifra può sembrare ridicola. Il tasso di mortalità per malaria in Europa (meno dell’ 1%) scompare di fronte al milione di morti causati dal parassita Plasmodium falciparum nel resto del mondo, soprattutto nell’Africa subsahariana.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha lanciato l’allarme sul fatto che recentemente sono sempre di più i viaggiatori europei che rientrano con la malaria da paesi come il Gambia o il Senegal, zone endemiche nelle quali bisogna viaggiare adeguatamente immunizzati.
Nel 2008 l’Oms ha registrato 12 casi di malaria importata tra turisti finlandesi, altri 8 tra cittadini danesi (uno dei quali è morto), 8 norvegesi (uno dei quali è morto) e 17 casi tra gli inglesi. Secondo i dati del Centro Nazionale di Epidemiologia, il motivo principale dei viaggi in zone endemiche è il turismo (51,5%) dal quale scaturisce questo tipo di “malaria last minute”, come viene definita da alcuni a causa della velocità con cui si preparano i viaggi. Tuttavia, il tempo non è una scusa, ci sono farmaci molto potenti e ben tollerati, e non ci sono scuse per non fare la profilassi necessaria visto che si possono prendere con solo un giorno di anticipo, e proseguire il trattamento per sette settimane dopo il rientro. La profilassi non evita la malattia al 100%, ma la rende più lieve.
Se la prevenzione non viene fatta in tempo, gli specialisti raccomandano di prestare molta attenzione a qualsiasi sintomo al rientro dal viaggio. La maggior parte dei decessi causati dalla malaria in Europa sono dovuti ad una diagnosi tardiva che impedisce di somministrare le cure in tempo. (AP) (20/5/2009 Agenzia Fides; Righe:25; Parole:327)
