Carlo Fabris - “FARE VERITÀ NELLA CARITÀ” - Prospettive canonistiche inerenti la communitatio in sacris sacramentale - Prefazione del Card. Bertone - Edizioni Cantagalli

lunedì, 28 luglio 2008

Roma (Agenzia Fides) - Nella società multietnica, multiculturale e multireligiosa di oggi, la comunione in cose sacre non è più un argomento da esercitazioni accademiche, ma rappresenta una questione vitale nei rapporti ecumenici con i fratelli separati. "Seguendo lo spirito del Concilio Vaticano II è stato fatto molto cammino nell'impegno ecumenico e nella ricerca della piena unità con i fratelli non cattolici. (...) Purtroppo sulle strade intraprese non sono mancati gli abusi e finora permangono i rischi di talune forme di ecumenismo impaziente, che sarebbero frutto del "falso irenismo, che altera la purezza della dottrina cattolica e ne oscura il senso genuino e preciso", davanti a cui mettevano in guardia già i Padri conciliari nel Decreto Unitatis redintegratio (n. 11), auspicando che nel dialogo e nella prassi ecumenica sia innanzitutto osservato il primo dovere, quello di esporre con chiarezza e custodire integra tutta la dottrina, scongiurando così il pericolo di generare l'indifferentismo e il relativismo" (T. Bertone).
Sia trattando i temi legati alla communicatio in sacris sacramentale, quindi in rapporto ai sacramenti della penitenza, dell'Eucaristia e dell'unzione degli infermi, sia nell'ampia parte dedicata ai matrimoni misti, l'Autore tiene ben presenti le differenze tra i fratelli delle Chiese orientali, che non sono nella piena comunione con la Chiesa cattolica ma hanno conservato i veri Sacramenti e la successione apostolica, nonché le divergenze con i fratelli delle Comunità ecclesiali sorte dalla Riforma, distinte dalla Chiesa cattolica, che, specialmente per la mancanza del sacramento dell'Ordine, non hanno conservato la genuina ed integra sostanza sacramentale. Carlo Fabris si impegna a distinguere con la dovuta attenzione una communicatio in sacris contraria alla Legge divina e perciò proibita dalla norma della Chiesa, dalle forme eccezionali ma possibili in vista della salvezza eterna delle singole anime. Annullare o relativizzare quelle differenze e divergenze, come pure trascurare le difficoltà oggettive che a volte non consentono di raggiungere una piena comunione con i fratelli separati porta a rallentare, se non a ostacolare, quell'auspicabile cammino verso 1’unita, che implica il superamento e non l'accantonamento di ciò che impedisce il raggiungimento di quella meta.(S.L.) (Agenzia Fides 28/7/2008)


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