AMERICA/STATI UNITI - L'Arcivescovo Migliore: è necessario garantire l'accesso ai farmaci retrovirali e salva vita; l’impegno della Chiesa in tutto il mondo per i malati di Aids

venerdì, 13 giugno 2008

New York (Agenzia Fides) - L’impegno per rendere sempre più ampio l’accesso ai farmaci retrovirali e salvavita per  i malati di Aids, la disponibilità e la presenza delle istituzioni cattoliche e delle Conferenze Episcopali per arginare la diffusione della malattia e per portare aiuto e conforto a quanti sono colpiti dal virus, la necessità di combattere efficacemente tubercolosi e malaria, che costituiscono due cause dirette e preminenti dei decessi dovuti all’Aids: sono alcuni dei punti toccati dall’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel corso del meeting ad alto livello dedicato alla diffusione dell’Hiv/Aids e ai problemi ad essa legata nel mondo (vedi Fides 12/6/2008).
Mons. Migliore ha ricordato  l’impegno profuso da tante Conferenze Episcopali del pianeta, in particolare “fra le popolazioni più emarginate” come avviene “per esempio in India”, dove operano “più di  cento centri che offrono sostegno e cure ai pazienti malati di Aids”. Inoltre altri 45 centri “saranno aperti nelle zone rurali più isolate”. Il rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha ricordato che la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti “sostiene circa 250 progetti nei Paesi poveri” e spende 120 milioni di dollari nell’assistenza ai malati.
“A livello internazionale la Santa Sede – ha detto Monsignor Migliore - attraverso le sue varie istituzioni è presente in ogni continente del mondo intervenendo nell’educazione e nelle cure, impegnandosi senza riguardi alla razza, alla nazionalità o al credo religioso”. Con l’assistenza di decine di migliaia di volontari, la Chiesa provvede sotto il profilo medico e alimentare, all’aiuto di  quasi 350 mila persone colpite da Aids e al trattamento con i farmaci retrovirali di più di 90 mila fra uomini, donne e bambini. Quindi l’Arcivescovo ha sottolineato che ancora moltissime sono le vittime dell’Hiv/Aids che hanno contratto tubercolosi e malaria. “A questo proposito – ha detto il rappresentante della Santa Sede – noi sosteniamo e incoraggiamo ogni impegno volto a ridurre il numero delle infezioni di tubercolosi e i devastanti effetti delle malaria”. (Mtp) (Agenzia Fides 13/6/2008)


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