VATICANO - La Chiesa e i percorsi della comunità cristiana (7) - Movimenti e nuove Comunità ecclesiali tra Ottocente e Novecento

venerdì, 13 giugno 2008

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Avvalendoci degli studi e degli insegnamenti di Andrea Riccardi, professore di “Storia Contemporanea” presso l’Università “La Sapienza” di Roma e fondatore nel 1968  della Comunità cristiana internazionale di Sant’Egidio che attualmente annovera circa 50.000 membri in 60 paesi,  apprendiamo che movimenti e nuove comunità affondano le radici in un processo storico che risale alla grande svolta della Chiesa cattolica nel mondo ottocentesco.
Già intorno al 1830, in Francia, paese-laboratorio per l’incontro tra Chiesa e modernità molto prima di altri paesi europei, Felicité de Lamennais aveva compreso l’impossibilità di una restaurazione dello  Stato cattolico. Per lui il futuro si doveva basare su una Chiesa-movimento nella società, non più ingessata nei quadri istituzionali di una cristianità. Da questa intuizione nascono tante esperienze. Nel quadro del movimento rientrano, ad esempio, i partiti cattolici, il cattolicesimo sociale, il rinnovamento della vita religiosa e la fondazione di tante congregazioni, femminili e maschili.
E’ un periodo in cui la Chiesa cattolica vive una grande varietà di esperienze in cui  l’evangelizzazione si mescola alla proposta sociale, la preoccupazione religiosa alla solidarietà concreta, e a tal riguardo basta ricordare Fréderic Ozanam, con le sue Società di San Vincenzo de’ Paoli. Si modifica, inoltre, la figura  del laico  nella Chiesa, infatti, nell’ ancien régime i laici di rilievo erano i notabili. Tra Ottocento e Novecento scompare dall’orizzonte della Chiesa il ruolo centrale dei notabili cattolici: con Paolo VI si abolisce l’annuale udienza ai nobili romani, vero notabilato papale. Emerge invece una nuova categoria, quella dei militanti cattolici, una realtà che non coincide con il clero, ma nemmeno con il notabilato cattolico e nemmeno con i praticanti.
Da questo mondo di militanti nascono, a loro volta, le classi dirigenti cattoliche, come in Italia con la Democrazia Cristiana, o nei partiti e sindacati cristiani. Il mutamento è anche alla base, nella vita delle parrocchie, in una società che diviene meno cattolica, meno confessionale, più laica, più pluralista sino al Novecento. La Chiesa sente di non coincidere più con la società, con la nazione, che non sono più cristiane e recupera la sua alterità nei suoi messaggi, nelle dimensioni sociali del cattolicesimo, nella sua organizzazione e nel suo spessore comunitario e aggregativi. Il movimento cattolico italiano diviene espressione del paese reale contro quello che era il paese legale, quello della classe dirigente e della borghesia liberale, quello che aveva segnato la fine del potere temporale. L’opposizione cattolica, il cattolicesimo militante in Occidente ha rappresentato un percorso ottocentesco non solo italiano, ma francese e tedesco.  
Questa Chiesa-movimento arriva nel Novecento con l’intuizione e la proposta dell’Azione Cattolica, costituendo una parte consistente del vissuto di laici e preti del nostro secolo. In Occidente, proprio i movimenti di Azione Cattolica sono l’espressione di una rinascita ecclesiale dal basso, delle Chiese locali. L’Azione cattolica esprime questa nuova coscienza del nuovo ruolo del laicato, che diviene oggetto di studi teologici. In generale fino al primo Novecento il termine “azione cattolica” raccoglie esperienze differenti di presenza nel mondo dei laici organizzati e consapevoli dell’ispirazione cristiana con cui agiscono in pubblico.
Con il pontificato di Pio XI, l’Azione Cattolica assume connotati più simili in tutti i paesi europei, dal Portogallo alla Polonia. L’Azione Cattolica è movimento di laici, ma allo stesso tempo espressione privilegiata di una Chiesa che si concepisce come movimento nella società, con un suo spessore missionario. I suoi laici sono i collaboratori privilegiati dell’azione del ministero nella Chiesa.(7 – continua) (E.M.) (Agenzia Fides 13/6/2008)


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