VATICANO - L’enciclica “Humanae Vitae” di Papa Paolo VI ancora attuale dopo quarant’anni

venerdì, 9 maggio 2008

Roma (Agenzia Fides) - “L’Università del Papa non poteva far passare sotto silenzio la scadenza dei quarant’anni dell’Humanae vitae”. Con queste parole Sua Ecc. Mons. Rino Fisichella, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, ha introdotto la prima sessione del Convegno internazionale, dal titolo “Custodi e interpreti della vita”, dall’8 al 10 maggio, che si concluderà con l’incontro con il Santo Padre Benedetto XVI. Al centro del Convegno, l’Enciclica promulgata da Papa Paolo VI, in quel 1968 così carico di vicissitudini e cambiamenti. L’Humanae vitae ha un contenuto ancora oggi molto attuale, e a distanza di anni riesce a consegnare insegnamenti e riflessioni essenziali all’uomo moderno. Inoltre, la distanza cronologica con cui si guarda questa iniziativa e tutto il contesto nella quale si svolse, riesce a rendere ancora una volta ragione della giustizia e della competenza delle scelte fatte allora.
La prima sessione del Convegno è stata incentrata sul ruolo del Concilio Vaticano II, di cui l’Enciclica fu, in qualche modo figlia, in rapporto ai cambiamenti culturali degli anni ’70. Un’Enciclica che fu osteggiata moltissimo e non compresa anche in ambienti cattolici - che evidentemente si aspettavano dalla Chiesa alcune facilitazioni -, ma che, dieci anni più tardi, Papa Montini riconosceva come uno dei momenti caratterizzanti il suo Pontificato. Fin dalla Casti Connubii di Pio XI (1930), i Pontefici si erano interessati al problema della famiglia e al rapporto fra uomo e donna. Nel ’68 la pianificazione familiare veniva riconosciuta come diritto umano dall’ONU, ed il dibattito sulla contraccezione era al centro dell’interesse sociale per la comparsa sul mercato della prima forma di controllo, che rendeva le donne libere e senza vincoli, come gli uomini: la pillola, creazione del biologo statunitense Pincus.
Papa Giovanni XXIII, dopo aver inaugurato, l’11 ottobre 1962 il Concilio Vaticano II, nella primavera del ’63, istituì una Commissione Pontificia per uno studio su popolazione, famiglia e natalità, i cui lavori si intrecciarono, inevitabilmente con quelli del Concilio. Nel ’66 la Commissione, con alcuni contrasti, arrivò all’accettazione della contraccezione nell’ambito di una paternità responsabile. Papa Montini non accettò queste conclusioni ed elaborò il testo dell’Enciclica. Una decisione quasi solitaria, coraggiosa e audace in quel momento, che ebbe, però, anche dei consensi: fra tutti quello dei futuri Pontefici Wojtyla e Ratzinger. Questi alcuni importanti dati storici, esemplificati dal prof. Giovanni Maria Vian, Direttore de “L’Osservatore Romano”, che hanno permesso di entrare nel vivo nell’epoca e dello spirito in cui l’Enciclica fu pensata e redatta.
Lucetta Scaraffia, docente di Storia contemporanea all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, ha citato la prefazione che il cardinale Ratzinger fece alla riedizione della Humanae vitae, nella quale affermava che l’unica colpa di Paolo VI fu di aver avuto “un’idea troppo grande dell’essere umano”. La Scaraffia ha introdotto lo scenario culturale degli anni dell’Enciclica, in cui la libertà sessuale, l’emancipazione della donna e i progressi scientifici (la pillola innanzitutto), portarono a quella rivoluzione sessuale senza la quale, secondo i teorici, non poteva esserci alcuna trasformazione sociale, né ipotesi di felicità umana. I principi fondanti dell’ideologia di quegli anni vivono, ormai, una fase calante. Ecco perché la rilettura dell’Enciclica di Paolo VI può portare oggi una novità nella concezione della famiglia, del matrimonio, del rapporto d’amore tra uomo e donna. (P.C.) (Agenzia Fides 9/5/2008; righe 36, parole 539)


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