Goa (Agenzia Fides) - Episodi che si susseguono in diversi continenti, e in particolare in India, fanno pensare che non sia ancora debellato il virus della “cristianofobia”, afferma p. Desmond de Sousa, sacerdote Redentorista di Goa, in un’analisi diffusa sull’agenzia cattolica indiana Sarnews. Il termine “cristianofobia” è stato coniato da un network nato a Vienna, chiamato “Europa per Cristo” e intende descrivere i fenomeni di “paura irrazionale e odio verso i cristiani e la cristianità in generale, le manifestazioni di pregiudizi anticristiani e l’emarginazione di individui e comunità che si professano fedeli di Cristo”.
Nell’Occidente la “cristianofobia” può essere segnalata nella sparizione di simboli cristiani dalla vita pubblica e dal diffondersi di comportamenti in contrasto con la morale cristiana, attraverso un cultura e una mentalità secolarizzata, che considera Dio irrilevante. O diventa chiara nell’affermarsi della “dittatura del relativismo”, spesso richiamata da Benedetto XVI.
In India e in altri paesi asiatici, nota p. De Sousa, gli attacchi nei confronti di personale, strutture, simboli cristiani sono basati invece su altro: la crescente intolleranza verso il pluralismo religioso e verso una società multi-religiosa e multi-culturale; l’affermarsi di una credo religioso di maggioranza che disprezza le comunità religiose di minoranza.
Diffondendo una concezione totalitaria del credo indù, alcuni gruppi pretendono di rendere l’India uno stato di sola religione indù, considerandola non solo “madrepatria” ma anche “terra santa”. Nella loro ideologia, comunità come i sikh, i cristiani, i musulmani hanno la loro “madrepatria” altrove e dunque non sono i benvenuti. Inoltre essi tendono a ribadire il sistema che per secoli ha dominato la scena nella società indiana, quello delle caste.
L’antagonismo verso il cristianesimo - spiega l’analisi di p. Desmond - è motivato allora proprio dal tentativo di fermare l’emorragia e le conversioni dei dalit (i fuori casta, agli ultimi gradi della società) verso la religione cristiana, che restituisce loro la dignità di uomini e di figli di Dio. I gruppi fondamentalisti temono l’erosione del sistema delle caste e la perdita di privilegi sociali, culturali e politici. Per questo osteggiano anche l’opera di istruzione che molti missionari e molti gruppi cristiani portano avanti.
La “cristianofobia”, avverte p. De Sousa, rischia di diventare un virus globale che spunta fuori in diverse circostanze, aree e occasioni. Il rifiuto e la violenza, d’altronde, sono state subite da Cristo stesso nella sua vita terrena. (PA) (Agenzia Fides 2/4/2008 righe 27 parole 279)