“La persecuzione religiosa nella zona repubblicana durante la guerra”: anticipazioni dal prossimo Dossier dell’Agenzia Fides sui martiri della guerra civile in Spagna e sulle ripercussioni nel mondo missionario.

mercoledì, 27 febbraio 2008

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Anticipiamo un estratto dal Dossier che l’Agenzia Fides pubblicherà sabato prossimo, 1 marzo. Il Dossier, dedicato ai martiri della guerra civile in Spagna e alle ripercussioni sul mondo missionario, è stato curato da D. Jorge López Teulón, Postulatore delle cause di Beatificazione dei martiri della diocesi di Toledo, e da P. Marcón Rincón Cruz, O.F.M. Il paragrafo che anticipiamo di seguito ha per titolo “La persecuzione religiosa nella zona repubblicana durante la guerra”.
“Quando incomincia l’insurrezione militare, il 18 luglio 1936, la Spagna rimane divisa così: Sotto il controllo della Repubblica: Nuova Castiglia, Badajoz, Andalusia (eccetto Cadice e Siviglia), la parte orientale dell'Aragona, Catalogna, Valenza, Murcia, Minorca, Bilbao, Guipuzcoa, Santander e Asturie.
Sotto i militari insorti in armi: Canarie, Baleari (eccetto Minorca), Cadice, Siviglia, Caceres, Castiglia Antica, León, Galizia, Alava, Navarra e la parte occidentale dell'Aragona, nonché l’area di Granada e la stessa capitale.
Sin dal primo momento, la persecuzione religiosa fu una realtà nella zona repubblicana e, benché in graduale diminuzione, la libertà e la normalità religiosa scomparirono in questa zona finché durò la guerra. L'elevato numero degli omicidi di sacerdoti, religiose, religiosi e semplici fedeli, così come la confisca e la distruzione di chiese, immagini ed oggetti di culto ci sono stati consegnati in molti scritti e in molti processi di beatificazione iniziati da diocesi e da ordini religiosi.
Ci limiteremo a fornire alcuni dati sommari che presentano la realtà della persecuzione religiosa, la cui causa più profonda era la volontà di farla finita con la religione, non precisamente per ragioni socioeconomiche o politiche, benché anche queste fossero presenti. Ci baseremo principalmente sull'opera di A. Montero.
L'elevato numero di morti violente fra i membri del clero, gli ordini religiosi e i militanti cattolici di qualunque età o condizione sociale, in tutto il territorio dominato dalla Repubblica, perpetrate da miliziani, da membri di organismi o partiti di sinistra e dei comuni. Fra il 1 gennaio e il 18 luglio 1936, furono assassinati 17 fra sacerdoti e religiosi. Nel resto del mese di luglio, altre 861 vittime. Nel mese di agosto del 1936, altri 2.077 omicidi, tra cui quelli di 10 vescovi. A metà di settembre, le vittime erano quasi 3.400. Il 1 luglio 1937, si contavano 6.500 morti. Da luglio del 1937 fino alla fine della guerra, altre 332 vittime.
Il totale delle vittime nel clero, oltre a 13 vescovi, presenta queste cifre: Clero secolare, compresi i seminaristi 4.184; Religiosi 2.365; Religiose 283. Totale 6.832.
A questo numero bisogna sommare i cristiani laici sacrificati, il cui numero non è stato perfettamente determinato, ed i sacerdoti, i religiosi e i fedeli che hanno sofferto la prigione o tortura ma non sono morti”. (S.L.) (Agenzia Fides 27/2/2008; righe 33, parole 421)


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