Santiago (Agenzia Fides) - Nella sua dichiarazione “La pace nell’Araucanía, frutto della giustizia”, il Presidente della Conferenza Episcopale Cilena, Mons. Alejnadro Goic Karmelic, manifesta l’invito della Chiesa cattolica a cercare una soluzione nel conflitto Mapuche. Secondo Mons. Goic Karmelic, “la morte di un giovane, le azioni violente contro persone innocenti e le misure di forza adottate, costituiscono un sintomo allarmante di un conflitto che non abbiamo affrontato fino in fondo mirando alle sue cause principali”. Per il Presule la situazione è molto complessa, tanto che nasce “in un contesto di ignoranza, di pregiudizi e discriminazione verso gli indigeni, dove le politiche si sono dimostrate inadeguate e vige una forte strumentalizzazione da parte di alcune persone che ostacolano i possibili accordi di pace con agitazioni e violenze”. Inoltre, purtroppo, “la preoccupazione per il popolo mapuche, che ampi settori della cittadinanza dicono di nutrire, non viene accompagnata da uno sforzo reale di ascolto della voce dei suoi rappresentanti, anche al fine di comprendere la loro cultura”.
Mons. Goic Karmelic nella sua dichiarazione prende atto della volontà espressa dal Governo di creare un Comitato Interministeriale, e confida nel fatto che si possa giungere a “soluzioni reali” come risposta “alle richieste delle comunità mapuches, e delle persone ed imprese che sono state vittime di una irragionevole violenza che non conduce da nessuna parte”.
Dal canto suo, il Vescovo di Tecumo, Sua Ecc. Mons. Manuel Camilo Vial, ha affermato che “il conflitto mapuche è essenzialmente un problema culturale, poiché nella zona esistono diversi popoli che devono convivere insieme; non solo il cileno e l'indigeno, ma sono presenti anche il tedesco, l'ebreo e l'arabo”. È importante perciò “cercare di favorire la conoscenza reciproca anche con il popolo mapuche, conoscere cioè le sue abitudini e il suo modo di interpretare le questioni giuridiche. A livello nazionale essi si sentono infatti cileni, ma vogliono comunque conservare la loro identità mapuche”. Per Mons. Vial la sfida sta dunque nell’“affrontare il tema da una prospettiva più generale, e non solo concedendo territori ma cercando di capire la loro differente forma di vivere”. (RG) (Agenzia Fides 17/172008; righe 25, parole 348)