AFRICA/CONGO RD - L’insicurezza del Kivu - Scheda

mercoledì, 5 settembre 2007

Roma (Agenzia Fides)- Da tempo gli osservatori locali nell’est della Repubblica Democratica del Congo denunciano la profonda situazione di insicurezza nel Kivu. C’è chi vede all’origine di questa insicurezza la questione etnica e afferma la necessità di un dialogo fra le varie parti, di accordi politici e di riconciliazione. “Senza negare l’esistenza di una tale problematica, bisogna tuttavia riconoscere che, a livello popolare, la questione etnica non è così grave come certi gruppi sociali e politici vogliono far credere e che essa è fomentata proprio dai vertici di quei gruppi e partiti che la denunciano e, contemporaneamente, la strumentalizzano per interessi specifici propri” dicono fonti della Chiesa e della società civile che hanno inviato all’Agenzia Fides un dettagliato rapporto sulla situazione nell’area.
Il caso del generale ribelle Nkunda può essere un esempio delle difficoltà nel trovare una giusta soluzione alla crisi congolese- Nel gennaio 2007, a Kigali (Rwanda), il generale dissidente Laurent Nkunda e il generale John Numbi, capo di stato maggiore delle Forze aeree congolesi. Questi accordi prevedevano, tra l'altro, l'integrazione delle truppe di Nkunda nell'esercito nazionale secondo la modalità del "mixage", l'appoggio logistico e il pagamento degli stipendi alle nuove brigate "mixées" da parte della 8ª regione militare, l’attacco contro le Forze straniere e i gruppi armati ancora attivi nell'est della RD Congo (come primo obiettivo), il rimpatrio dei congolesi di espressione Kinywaranda ancora profughi in Burundi, in Rwanda e in Uganda, il riconoscimento legale del Consiglio Nazionale per la Difesa dei Popoli (CNDP) di Nkunda come partito politico e, infine, il ritiro del mandato di arresto internazionale emesso dal governo congolese contro Nkunda, per permettergli di reintegrare le forze armate congolesi. Il termine “mixage” si riferisce a una delle due modalità adottata per costituire il nuovo esercito congolese, nato dall’integrazione degli uomini delle milizie che si sono combattute nella guerra del 1998-2003.
La modalità del “brassage” (truppe mescolate) prevede l'integrazione nell'esercito nazionale di truppe provenienti dall'anteriore esercito nazionale e dai differenti ex movimenti ribelli. In questa modalità, i militari sono chiamati a servire lo Stato in qualsiasi regione del Paese, indipendentemente dal loro luogo di origine o dal gruppo armato di provenienza. Il principio del “mixage” (truppe miste) permette, invece, di mescolare velocemente delle truppe dissidenti (quelle di Nkunda, per esempio) ad altre non ancora “brassées” (non ancora mescolate), in vista della loro integrazione nell'esercito regolare e di mantenerle sul posto di origine. Il problema è che queste truppe rimangono propria nell’area dove hanno mantenuto interessi e appoggi e dove continuano a condurre un’azione ambigua a servizio di interessi esterni. Nell’area inoltre sono ancora presenti le milizie hutu rwandesi e che sono da tempo oggetto di un negoziato tra il Rwanda e la Repubblica Democratica del Congo in vista del loro rimpatrio. Il Ministro degli Esteri rwandese ha appena concluso una visita di lavoro a Kinshasa per mettere fine all’insicurezza nell’est del Congo e alla frontiera con il Rwanda. (L.M.) (Agenzia Fides 5/9/2007 righe 41 parole 520)


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