Roma (Agenzia Fides) - II Marocco si estende su una superficie di 458.730 kmq ed ha una popolazione di circa 33 milioni di abitanti, di cui circa 28 milioni risiedono nel territorio dell’Arcidiocesi di Rabat. Attualmente il 44% della popolazione vive nelle zone rurali. Fino a 30 anni fa la percentuale della popolazione che viveva in campagna era del 70%. Il 30% dei marocchini ha meno di 15 anni e il 60% meno di 30 anni. Oltre 2 milioni sono emigrati, specialmente in Europa, per motivi di lavoro. I gruppi etnici sono 4: berberi (divisi in gruppi diversi), arabi, ebrei e neri.
Il Marocco è una monarchia costituzionale, democratica e sociale di tipo teocratico. Esiste un parlamento bicamerale: la Camera dei Deputati e la Camera dei Consiglieri. Il Primo Ministro viene eletto dal partito della maggioranza.
Il Re Mohammed VI, ha il titolo di "Emiro dei Credenti" nel senso di "difensore dell’Islam”. Il Sovrano detiene il potere civile e religioso, controlla le moschee e l'insegnamento degli “Oulema”. Da quando è salito al trono, il 30 luglio 1999, Re Mohammed VI ha compiuto gesti di grande apertura: amnistia, concessione della libertà di espressione e, in particolare, di stampa.
Dal punto di vista economico, occorre sottolineare che la forte componente rurale e agricola dell'economia del Regno la rende particolarmente sensibile alle fluttuazioni climatiche. La continua deforestazione costituisce una preoccupazione. Sono stati però avviati grandi lavori, in particolare nel campo del turismo. Si lavora per assicurare la presenza di oltre 10 milioni di turisti nel 2010.
La situazione sociale non è florida: il tasso di disoccupazione è molto alto, gli stipendi sono insufficienti e cresce la povertà. Anche la struttura sanitaria è in difficoltà e non tutti possono accedere alle cure mediche. Tuttavia un segno di speranza è l'emergere di una classe media, che sta prendendo a poco a poco le proprie responsabilità.
La situazione religiosa
L'Islam è un fattore di coesione della popolazione marocchina. La preghiera e l'insegnamento del Corano sono obbligatori nelle scuole. Vengono fedelmente osservati il Ramadam e le festività musulmane. Fino ad oggi il carattere tollerante dei marocchini e il rigoroso controllo del potere hanno impedito l'estensione dell'integralismo musulmano, che predomina in quei Paesi dove il laicismo e il secolarismo hanno soppiantato la religione.
Anche se nel Paese esiste abbastanza tolleranza religiosa, tuttavia non si può passare dall'islam ad un'altra religione, cioè un cristiano non può sposare una musulmana senza diventare lui stesso musulmano ed è per questa ragione che alcuni cristiani diventano musulmani. Una cristiana invece può sposare un musulmano senza cambiare religione, ma i figli devono essere educati secondo i precetti della religione islamica.
Le correnti ideologiche si manifestano attraverso i partiti politici: l’“Istiqla”" che propugna il riformismo ortodosso, mentre l'Unione Socialista delle Forze Popolari s'ispira all'umanismo socialista e laico di tipo francese; il Partito per il Progresso e il Socialismo, è ritenuto un partito comunista, ma si limita a parlare di "socialismo scientifico".
Le moschee sono numerose. Le scuole coraniche sono in declino, ma il giovane sovrano ha dichiarato un centinaio di Moschee come luoghi di istruzione islamica.
I cristiani non cattolici sono una piccola minoranza e sono per lo più stranieri e intrattengono relazioni buone con i cattolici: esistono comunità evangeliche e anglicane e della Chiesa ortodossa russa e ortodossa greca. Gli ebrei sono circa 200mila.
Il Cristianesimo penetra in Marocco già nel II secolo. Nel 1121 si completa il processo di islamizzazione. Nel 1220 alcuni Francescani vengono uccisi.
Nel 1985 il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, in visita in Marocco, ricevette tutti gli onori riservati ad un Capo di Stato.
In Marocco la Chiesa, al contrario di molti paesi musulmani, gode di uno statuto speciale accordato dal "Dahir Royal" del Re Hassan II, nel 1983, che le permette di esercitare pubblicamente e liberamente le proprie attività, in particolare quelle relative al culto, al magistero, alla giurisdizione interna, alla beneficenza e all'insegnamento religioso dei suoi membri. Viene, quindi, riconosciuta la libertà di culto, ma non quella di coscienza e di religione; perciò è reato catechizzare o, accogliere nella comunità cristiana un musulmano.
La Chiesa cattolica in Marocco è un piccolo gregge. Il contesto socio-culturale e politico del Marocco crea un condizionamento molto diverso dagli altri paesi del Maghreb. La presenza della Chiesa è operante nelle scuole cattoliche e negli ospedali della Chiesa. Non mancano però religiose che lavorano negli ospedali dello Stato.
Non esiste una struttura a livello nazionale dell’Episcopato cattolico. La Conferenza Episcopale Regionale del Nord dell'Africa (CERNA.) che raggruppa l'Algeria, la Tunisia, la Libia e il Marocco, agisce come una Conferenza Nazionale.
La CERNA., che ha la sua sede ad Algeri, dipende dalla Congregazione per i Vescovi, mentre le due diocesi del Marocco e la Prefettura Apostolica del Sahara Occidentale dipendono dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
La Gerarchia è composta da due Arcivescovi. L'Arcivescovo di Tangeri, Sua Ecc. Mons. Santiago A. Martínez, è religioso (OFM) e di nazionalità spagnola, mentre quello di Rabat, Sua Ecc. Mons. Vincent Landel, anche lui religioso (SCI) è francese.
La situazione della Chiesa
La Chiesa gode, da sempre, simpatia nel Marocco, grazie alla bontà dei francescani e al lavoro di abnegazione delle religiose. La prudente condotta della Chiesa durante l'indipendenza, la visita del Santo Padre e l'atteggiamento della Santa Sede durante la crisi del Golfo, hanno favorito il confermarsi di questa simpatia. La diversità culturale dei fedeli nel Marocco è certamente una difficoltà, ma è anche un vantaggio perché permette di testimoniare la cattolicità della Chiesa che unisce senza essere totalitaria, rispettando l'identità culturale di ogni persona. In Marocco vi sono solo due Arcidiocesi immediatamente soggette alla Santa Sede: Rabat e Tangeri.
L’Arcidiocesi di Rabat è stata eretta nel 1955. Ha una superficie di 400 mila kmq e una popolazione di oltre 28 milioni di abitanti. Dal 2001 è Ordinario Sua Ecc. Mons. Vincent Landel, SCI, di origine francese. Nato in Marocco nel 1941, ordinato sacerdote nel 1969, Vescovo Coadiutore nel 2000, succede il 5 maggio 2001. I cattolici sono circa 25mila, tutti stranieri, provenienti da 90 paesi. Essi sono sparpagliati in una ventina di comunità sparse nel Regno, in particolare nelle 19 città universitarie che accolgono gli studenti subsahariani. Gli studenti cattolici sono più di 1.000. La maggior parte dei fedeli restano nel Paese a seconda della durata del loro contratto di lavoro.
L'Arcidiocesi, per agevolare il lavoro pastorale, è divisa in 4 regioni. Nell'Arcidiocesi ci sono 3 Monasteri di vita contemplativa, uno maschile (Trappisti), a Fès, dove si cerca di ricostituire la comunità trappista di Nostra Signora dell'Atlas (che è il seguito di Tibhirine), e due femminili (Clarisse e Melchite di rito orientale). Tra i Fidei Donum, la maggioranza francese, vi sono anche sacerdoti del Benin, e del Camerun.
In questi ultimi anni due Congregazioni religiose femminili hanno lasciato il Paese. È comunque arrivata la Congregazione delle Figlie del Cuore Immacolato di Maria del Mali e sta per arrivare un’altra Congregazione proveniente dall’Africa subsahariana. Le religiose svolgono apostolato anche fra i più poveri e le ragazze madri a Tangeri e Casablanca. Sono riunite in un "Consiglio delle Religiose".
In una Chiesa come quella del Marocco dove i cristiani sono poco numerosi e di origine straniera, la presenza delle religiose è molto importante: aiutano i cristiani a valorizzare con la preghiera e la riflessione i loro incontri, sostengono o creano luoghi di incontro e di dialogo nei quartieri poveri e nella campagna.
Dal punto di vista pastorale è stato fatto uno sforzo per dare un sostegno spirituale ed apostolico ai fedeli praticanti. La pastorale diocesana coinvolge tutti i fedeli, non solo sacerdoti e religiosi. Essa è principalmente una pastorale di presenza, che si articola in 8 punti: accompagnamento della comunità cristiana, presenza nel dialogo interreligioso, presenza presso gli studenti subsahariani, presenza presso i migranti, presenza presso le coppie islamo-cristiane, presenza nel mondo del turismo e legami con le altre Chiese e confessioni. La pastorale si svolge attraverso l'istruzione catechistica, la vita liturgica, l'approfondimento della propria fede e la presa di coscienza della realtà arabo-musulmana.
Molta attenzione viene data alla presenza degli studenti sub-sahariani, dei quali circa un migliaio frequenta la Chiesa cattolica. Vivono in 19 città universitarie e molti vivono in situazioni precarie dal punto di vista materiale e affettivo. Un Colloquio sul problema degli studenti è stato organizzato nel 2002 a Rabat con la partecipazione delle Chiese del Nord e del Sud del Sahara. L'incontro è stato assai fruttuoso.
Per mancanza di personale sono state abbandonate opere educative ed assistenziali che sono ora affidate ai musulmani. Tre sono le sfide: la sfida della vita di comunione, la sfida di avere fiducia nell’avvenire e di fare da ponte tra l’Africa e l’Europa.
L’Arcidiocesi di Tangeri, eretta nel 1956, ha una superficie di 30mila kmq ed ha una popolazione di 4.500.000 abitanti. Dal 2007 è Ordinario, Sua Ecc. Mons. Santiago Agrelo Martinez, OFM, spagnolo, 64 anni, essendo nato il 20 giugno 1942. Non è stato ancora consacrato. Emerito è Sua Ecc. Mons. José Antonio Peteiro Freire, OFM, nato in Spagna nel 1936, ordinato Vescovo nel 1983, che per motivi di salute ha rinunciato al governo pastorale nel 2004. Nel frattempo è stato nominato quale Amministratore Apostolico il Rev. P. José Seijas Torres.
L’Arcidiocesi di Tangeri presenta le stesse caratteristiche di quella di Rabat. L'Ecumenismo è una delle preoccupazioni della diocesi, specie nella città di Tangeri, dove esistono le comunità anglicana, evangelica e battista, con le quali la Chiesa cattolica ha buone relazioni. Si programma congiuntamente la "Settimana dell'Unità" e si mantiene l'abitudine di radunarsi il 31 dicembre per la preghiera e lo scambio di auguri di pace per il nuovo anno. Con la comunità Evangelica si collabora nel campo sociale.
Dopo la visita del Santo Padre a Casablanca, è iniziata una nuova tappa nei rapporti della Chiesa diocesana con i musulmani: da parte dei cristiani: per esempio c'è ora una visione più obiettiva della realtà, uno sforzo per superare pregiudizi e risentimenti e ottenere una maggiore conoscenza tra le due religioni.
La principale forma di dialogo islamo-cristiano è costituita dalle relazioni di amicizia e collaborazione, anche tramite la collaborazione con diverse ONG del Marocco. Dal 1996 al 1998 si è tenuto il Sinodo Diocesano con due Assemblee generali. Esiste anche il progetto di costruzione di un centro oncologico da parte dell'Associazione Nazionale di Soccorso per i Missionari Italiani (ANSMI).
Il numero dei cattolici diminuisce come pure quello del personale religioso, mentre aumentano i musulmani. Si avverte una certa "euforia islamica", aumentano le costruzioni di moschee, e si nota un ritorno alle pratiche e costumi di una volta, oltre ad una sfiducia verso tutto ciò che è europeo e occidentale. (L.M.) (Agenzia Fides 23/7/2007 righe 147 parole 1.770)