Luanda (Agenzia Fides)- Primi passi concreti dell’organizzazione che riunisce i produttori africani di diamanti, l’ADPA (African Diamond Producers Association), fondata nel novembre 2006. L’organizzazione a fine aprile ha tenuto la sua prima riunione a Luanda, capitale dell’Angola, dove si trova la sua sede. L’incontro aveva lo scopo di discutere gli aspetti organizzativi e finanziari dell’organizzazione. Il budget dell’ADPA per il 2007 è di 1,3 milioni di dollari.
Lo scopo dell’associazione è di coordinare le politiche diamantifere continentali e sviluppare nuovi posti di lavoro. In Africa vi sono infatti le miniere delle gemme grezze ma il lavoro di taglio e di trasformazione in gioielli dei diamanti viene eseguito altrove, in particolare in Europa (Anversa), in India (Mumbai) e in Israele (Tel Aviv). Seguendo l’esempio di Sudafrica, Botswana e Namibia, gli altri produttori africani di diamanti grezzi intendono sviluppare un’industria di taglio e di levigatura delle gemme e favorire la creazione di gioielli “Made in Africa”.
In un’intervista al giornale sudafricano “Business Day” il Viceministro congolese delle Miniere, Victor Kasongo, ha corretto le sue precedenti affermazioni sulla costituzione di una specie di “OPEC (Organizzazione dei Produttori di Petrolio) dei diamanti”. “Non si tratta assolutamente di un’organizzazione stile OPEC. Si tratta di un’iniziativa africana per assicurare che vi sia un valore aggiunto alle nostre risorse con l’aiuto dei membri dell’Africa meridionale” ha affermato il Viceministro della Repubblica Democratica del Congo.
In un comunicato l’ADPA ha ribadito che lo scopo dell’organizzazione è quello di “introdurre politiche e strategie efficaci volte a recuperare le entrate perse da ogni Stato membro”. L’ADPA si impegna inoltre a lavorare insieme ai Paesi membri del cosiddetto “Kimberley Process”, il processo di certificazione che garantisce che i diamanti venduti sui mercati internazionali non sono i cosiddetti “diamanti di sangue”, provenienti da Paesi in guerra e contrabbandati da gruppi armati che, in questo modo, finanziano le loro attività militari. L’ultimo Paese ad essere ammesso a far parte del processo di Kimberley è la Liberia, la cui guerra civile, conclusasi nel 2003, è stata finanziata, tra l’altro, dai diamanti estratti sia dalle proprie miniere sia da quelle della vicina Sierra Leone, a sua volta in preda a una guerra civile. Il 4 maggio, l’Unione Europea, che detiene la Presidenza per il 2007 del processo di Kimberley, ha infatti ammesso la Liberia nel processo. Dopo la risoluzione 1753 delle Nazioni Unite dello scorso 27 aprile riguardo la fine dell'embargo contro la vendita di diamanti e l’adesione del Paese al processo di Kimberley, la Liberia può dunque esportare legalmente i suoi diamanti grezzi negli altri Paesi membri aderenti al processo di Kimberley.
Fanno parte dell’ADPA 12 Stati: Angola, Botswana (il primo produttore mondiale in termine finanziari), Ghana, Guinea, Repubblica Democratica del Congo, Zimbabwe, Namibia, Sierra Leone, Tanzania, Togo, Repubblica Centrafricana e Sudafrica. L’Africa fornisce il 76% dei diamanti mondiali. (L.M.) (Agenzia Fides 8/5/2007 righe 41 parole 488)