AFRICA - L’Africa nuovo terreno di scontro della lotta al terrorismo?

venerdì, 9 febbraio 2007

Roma (Agenzia Fides)- L’Africa nuovo terreno di scontro nella guerra tra gli Stati Uniti e i suoi alleati e il terrorismo ispirato dalla figura di Bin Laden? È la domanda che emerge leggendo gli avvenimenti delle ultime settimane.
In Madagascar, un quotidiano locale ha pubblicato la notizia che sarebbe nascosto nella grande isola dell’Oceano Indiano Fazul Abdullah Mohammed, uno dei leader di Al Qaida il cui nome appare nella lista americana dei 35 terroristi più ricercati per le bombe alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania nel 1998, che hanno ucciso 228 persone e ferito altre 5mila. Per la sua cattura Washington ha posto una taglia da 5 milioni di dollari e, secondo il quotidiano locale “Midi Madagasikara” che cita diverse fonti anche militari, Mohammed guiderebbe le operazioni di Al Qaida nell'Africa orientale dal suo nascondiglio di Majunga, città portuale nella parte nord-occidentale del Madagascar. Finora però il governo di Antananarivo non ha confermato né smentito la notizia che riguarda Fazul Abdullah Mohammed.
Sempre in Madagascar, il 31 gennaio, era rimasto ucciso un cognato di Osama bin Laden, l'uomo d'affari saudita Mohammed Jamal Khalifa, durante una apparente rapina notturna in casa sua. Secondo fonti locali contattate dall’Agenzia Fides, il mistero che circonda la morte di Khalifa ha innescato alcune polemiche nel Paese. “Alcuni giornali locali- affermano le fonti di Fides - riportando notizie apparse su giornali arabi, attribuiscono l'uccisione di Khalifa a servizi segreti stranieri, accusando il governo malgascio di aver fornito le informazioni necessarie agli esecutori”.
Mentre la comunità internazionale si interroga su come stabilizzare la Somalia (vedi Fides 8 febbraio 2007), vista da diverse capitali come terra di conquista dell’estremismo islamico, anche l’Africa occidentale non è immune dai pericoli rappresentati dall’ideologia sovversiva. In Nigeria un predicatore islamico è stato accusato di aver preso 300mila dollari da Al Qaida per fornire assistenza ai cosiddetti “Talibani nigeriani”, un gruppo attivo nel nord del Paese (vedi Fides 23 settembre 2004). All’inizio del 2004, i “Taliban” hanno condotto alcuni attacchi nello stato di Yobe, e diversi di loro erano stati uccisi o catturati dalla polizia. Secondo le forze di sicurezza nigeriane i sopravvissuti di questo gruppo hanno trovato rifugio nel vicino Niger, dove si sarebbero riorganizzati per gli attuali attacchi. Il gruppo conterebbe ora solo su poche centinaia di elementi particolarmente agguerriti.
Nell’area nord africana e del Sahel è attivo il Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC) di origine algerina, ma attivo anche in Marocco, Tunisia, Mali e Mauritania.
Il GSPC è stato al centro della riunione tenutasi a Dakar (Senegal) tra i rappresentati militari degli Stati Uniti e di 9 Paesi africani: Algeria, Marocco, Tunisia, Mauritania, Nigeria, Niger, Mali, Ciad e Senegal. I partecipanti hanno deciso di incrementare la collaborazione antiterrorismo e Washington ha offerto nuovi strumenti (tra cui foto satellitari) per aiutare i partner africani. La creazione del comando militare africano (Africom), inoltre, è un’ulteriore conferma dell’importanza crescente dell’Africa agli occhi dei militari americani. (L.M.) (Agenzia Fides 9/2/2007 righe 46 parole 515)


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