Roma (Agenzia Fides)- Le parole del Santo Padre Benedetto XVI sui rischi dell’esaurimento delle fonti energetiche e sui danni ambientali provocati dalla corsa al petrolio descrivono con drammatica precisione la situazione dell’Africa dove vecchie e nuove potenze si contendono il controllo dei giacimenti di idrocarburi.
Nel messaggio per la celebrazione della giornata mondiale della pace del primo gennaio 2007, presentato oggi, 12 dicembre, Benedetto XVI afferma che “l’esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso verso l'ambiente reca danni alla convivenza umana. In questi anni nuove nazioni sono entrate con slancio nella produzione industriale, incrementando i bisogni energetici. Ciò sta provocando una nuova corsa alle risorse disponibili che non ha confronto con situazioni precedenti”.
Le aree africane dove il petrolio genere conflitti sono Nigeria, Ciad, Sudan. In Nigeria gli ultimi episodi di cronaca con il rapimento di tecnici occidentali che lavorano negli impianti petroliferi nel delta del Niger, mettono in luce, al di là delle violenze comunque condannabili, la distruzione dell’ambiente provocata dallo sfruttamento dei giacimenti senza che le popolazioni locali ne traggano alcun beneficio.
In Ciad, l’avvio dell’estrazione del petrolio, iniziato di recente, è accompagnato dall’intensificarsi delle operazioni di guerriglia, sponsorizzata, secondo diversi commentatori, da potenze locali ed extra africane desiderose di porre sotto il proprio controllo i giacimenti locali. In Sudan la fragile pace tra Nord e Sud potrebbe essere messa in discussione in ogni momento a causa di sempre possibili contenziosi sulla condivisione delle rendite petrolifere. Anche il conflitto nel Darfur, secondo diversi esperti, è motivato dal desiderio di avviare lo sfruttamento di giacimenti petroliferi finora inesplorati.
Altri produttori africani di petrolio come Angola e Repubblica del Congo sono usciti di recente da guerre terribili dove il petrolio era una o l’unica posta in gioco.
In Nord Africa, è cronaca di questi giorni di attentati che coinvolgono i tecnici stranieri impegnati nella locale industria petroliera.
Il petrolio, se ben amministrato, può diventare il volano per lo sviluppo di Paesi poveri. La Chiesa africana ha più volte invitato i governanti e le multinazionali del petrolio a rispettare i diritti delle popolazioni locali ad avere accesso ai proventi dello sfruttamento degli idrocarburi sotto forma di scuole, ospedali e di una reale possibilità di sviluppo. Purtroppo però nella stragrande maggioranza dei casi ha prevalso la logica dell’egoismo e della violenza. (L.M.) (Agenzia Fides 12/12/2006 righe 37 parole 400)