Bangui (Agenzia Fides)- L’Africa è conosciuta dal grande pubblico soprattutto per le emergenze umanitarie, le guerre, le devastazioni. Si crea un momento di attenzione nei grandi mezzi di comunicazione, si mobilitano le organizzazioni umanitarie, a volte anche truppe militari, ma poi passata la prima fase dell’emergenza, ci si dimentica del paese in questione, e si passa ad altro.
Attualmente, tra i paesi africani è la Liberia ad essere il centro dell’attenzione: si tratta di porre fine alla guerra civile che dura dal 1999, e rimettere in sesto le strutture statali. Ma cosa avviene quando un paese non è più al centro dei riflettori della grande stampa?
Prendiamo ad esempio la Repubblica Centrafricana appena uscita da una guerra civile, conclusasi il 15 marzo di quest’anno con la caduta del Presidente Ange-Félix Patassé. Questi era stato deposto dalle forze fedeli all’ex capo di stato maggiore, il generale François Bozizé, che ha assunto il potere e, nel giugno di quest’anno, è stato riconosciuto come Presidente della Repubblica Centrafricana dai paesi vicini che compongono l’Unione Economica e Monetaria dell’Africa Centrale (CEMAC) (vedi Fides 6 giugno 2003 http://www.fides.org/ita/news/2003/0306/06_486.html ).
A distanza di pochi mesi, abbiamo voluto verificare come sta procedendo il processo di normalizzazione del paese. “La Repubblica Centrafricana ha dovuto affrontare mesi di banditismo nelle strade e di insicurezza generale” raccontano alcuni missionari comboniani che si trovano a Bangui. “Adesso la situazione è migliorata, per lo meno qui a Bangui, la forza di pace inviata dai paesi africani, aiuta le autorità locali a mantenere il controllo dell’ordine pubblico. Non si corre più il rischio di essere fermati per strada da gente armata e derubati di tutto, anche se il paese non è certo un oasi di sicurezza. Ampie zone, soprattutto rurali, sfuggono ancora al controllo delle autorità.”
Le ritrovate condizioni di sicurezza stanno consentendo ai missionari di condurre con maggior vigore le loro attività. Durante la guerra civile, diverse missioni, soprattutto del nord del paese, erano state saccheggiate. “Diversi ordini religiosi stanno riparando i danni subiti nelle loro missioni” dicono i Padri comboniani. “Anche se vi sono ancora alcune aree, come quella di Bossangoa, nelle quali è necessario agire con prudenza, la situazione generale è migliorata. Per esempio possiamo muoverci con relativa tranquillità da una missione all’altra, spesso distanti centinaia di chilometri” affermano i missionari.
“Il miglioramento delle condizioni di sicurezza è molto importante, ma da solo non basta a garantire il ritorno della normalità. L’economia del paese è molto debole: i dipendenti statali sono tornati a scioperare per il mancato pagamento degli stipendi. Se si vuole veramente aiutare la Repubblica Centrafricana, bisogna favorire la crescita dell’economia locale.”
L.M.) (Agenzia Fides righe 447 parole 2513)