AFRICA/ANGOLA - Sinodo, il Vescovo di Lwena: “I problemi dell’Occidente non sono i nostri”

lunedì, 30 settembre 2024 sinodo dei vescovi  

di Fabio Beretta

Leena (Agenzia Fides) – Bassa scolarizzazione, mancanza di servizi, lebbra, la diffusione di sette aggressive: sono questi alcuni dei problemi che la comunità cattolica deve affrontare quotidianamente in Angola, dove le urgenze pastorali “sono spesso diverse rispetto a quello di cui si discute durante il Sinodo”. Lo sottolinea in una intervista rilasciata all’Agenzia Fides Martín Lasarte Topolansky, Vescovo della Diocesi di Lwena.

“È vero quello che ha detto il Papa, che quando pensiamo alla Chiesa si è ‘occidentali’. Certo è che questa è la storia della Chiesa, non si possono cancellare duemila anni di bellezza e ricchezza del cristianesimo. Ma lo Spirito Santo – spiega il vescovo angolano – ha soffiato ovunque. Si nota però che la Chiesa è eurocentrica in molte occasioni, come questo Sinodo. A volte si vuole far passare i problemi che la Chiesa ha in Occidente come se fossero proprio quelli i grandi problemi della Chiesa universale. Invece bisognerebbe dire: calma, questi problemi li avete voi, e va bene affrontarli, vi diamo coraggio. Noi però abbiamo tantissime altre criticità, come la prima evangelizzazione, o la formazione dei laici, il dialogo interreligioso o la crescita enorme di sette di qualsiasi tipo”.

“Nella mia Diocesi” prosegue il Vescovo “esiste ancora la lebbra. È vero che in Europa c’è la secolarizzazione che avanza, ma in Africa ci sono centinaia di seminaristi che vanno sostenuti nel loro percorso di formazione. Siamo una Chiesa in fase di sviluppo. La Chiesa cattolica è bella con le sue diversità, ha ricchezze e criticità in ogni latitudine che troppo spesso non vengono colte”.

E se si parla di criticità, in Angola un problema è l’aumento degli islamisti. “Oggettivamente, il problema c’è” riconosce il Vescovo. In alcuni casi, ragazze cristiane si sposano con ragazzi musulmani, i figli vengono inviati a studiare in Paesi a maggioranza islamica e quando tornano sono diventati musulmani legati a gruppi oltranzisti . Sembra quasi una ‘pastorale vocazionale’…”.

Ovviamente la situazione cambia a seconda di dove ci si trova: “Il dialogo c’è, ma non sempre e non ovunque. Nell’est ci sono situazioni che sono l’esatto opposto dell’ovest, quindi il dialogo si fa più difficile in alcune zone. E quando si mettono insieme povertà e mancanza di orizzonti, si crea una miscela pericolosa”.

E lo stesso avviene con le sette neo-pentecostali: “Si tratta di gruppi completamente scollati che non entrano in dialogo nemmeno con le Chiese protestanti” spiega il Vescovo di Lwena . E persiste il problema della stregoneria: “Ci sono luoghi dove magia e stregoneria sono la prima causa di violenze e omicidi. Quotidianamente dobbiamo fare i conti con una società dove le situazioni di disagio sono tantissime. Ognuno è libero di credere in ciò che vuole, massimo rispetto per le credenze ancestrali, ma dobbiamo rispettare in primis la dignità di ogni persona”.

In questo aiuta la presenza operosa di molti missionari: “Avere missionari di diversi popoli e nazioni è una ricchezza. Si potrebbe cadere nella tentazione di dire: ‘Siamo maturi, non abbiamo bisogno di nessuno’. È vero, io sono l’unico vescovo non angolano, gli altri sono tutti locali, ma tutti riconosciamo – sottolinea Topolansky – che la loro presenza è un segno dei tempi. Nella mia diocesi, 223mila chilometri quadrati, tra le più grandi dell’Africa subsahariana, dove si parlano 8 lingue, loro sono una risorsa”.

“Oggi poi - conclude il Vescovo di Lwena - abbiamo degli angolani partiti missionari in Papua Nuova Guinea e in Amazzonia. Paesi che prima ricevano missionari sono ora diventati Paesi da cui partono i missionari. Il Vangelo è sempre lo stesso, cambiano gli stili dell’evangelizzazione, ma la Chiesa per sua natura è missionaria e continuerà ad esserlo sempre”. (Agenzia Fides 30/9/2024)


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