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di Chiara Dommarco
Mosca (Agenzia Fides) − A seguito dell’approvazione da parte della Verchovna Rada di Kiev del Disegno di legge 8371 “Sulla protezione dell’ordine costituzionale nell’ambito delle attività delle organizzazioni religiose”, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca si è espressa contro il testo legislativo ucraino tramite due documenti ufficiali.
La legge, passata il 20 agosto in seconda lettura presso il Parlamento monocamerale dell’Ucraina, proibisce l’esistenza in territorio ucraino della Chiesa ortodossa ucraina (UOC MP – Ukrainian Orthodox Church of the Moscow Patriarchate, d’ora in poi UOC), formalmente legata al Patriarcato di Mosca, e di tutte le organizzazioni internazionali ad essa affiliate (vedi Fides 21/8/2024). Il Presidente Volodymyr Zelens’kyj, più volte espressosi a favore del DDL 8371, ha firmato la legge il 24 agosto.
Il primo documento emanato dal Patriarcato di Mosca è stato il comunicato del Santo Sinodo, pubblicato il 22 agosto, in cui si legge: “Tra il 2014 e il 2023 il Santo Sinodo della Chiesa russa ha ripetutamente rilevato la pressione cui era sottoposta la Chiesa ortodossa ucraina, pressione che presenta indubbi tratti di politica statale antireligiosa. (…) Nonostante il fatto che molti esperti e organizzazioni per i diritti umani in Occidente abbiano riconosciuto le violazioni dei diritti dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina, ciò non ha rappresentato un ostacolo all’adozione di un progetto di legge che distrugge l’idea stessa di libertà di coscienza e i diritti umani fondamentali“.
Dello stesso tenore la lettera del 24 agosto che il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha indirizzato a diversi capi di comunità cristiane, tra cui Papa Francesco, e diplomatici, come il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, il Segretario generale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Helga Maria Schmid, e l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk. In un passaggio della missiva il Patriarca ha dichiarato: “Le palesi contraddizioni delle disposizioni di tale legge con le norme della Costituzione ucraina, con gli accordi internazionali, con i diritti umani e con i principi fondamentali del diritto sono state ripetutamente constatate nei documenti delle principali organizzazioni per i diritti umani. La politica antiecclesiale delle autorità ucraine è stata criticata dalla comunità internazionale per molti anni. Il Patriarcato di Mosca ha ripetutamente testimoniato la situazione dei credenti ucraini e la persecuzione lanciata contro di loro”.
Al termine dell’Angelus del 25 agosto, Papa Francesco si è espresso nettamente a favore della tutela di ogni Chiesa particolare, esprimendo preoccupazione dopo l’approvazione del DDL 8371: “Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione Russa – ha dichiarato il Pontefice −, e pensando alle norme di legge adottate di recente in Ucraina, mi sorge un timore per la libertà di chi prega, perché chi prega veramente prega sempre per tutti. Non si commette il male perché si prega. Se qualcuno commette un male contro il suo popolo, sarà colpevole per questo, ma non può avere commesso il male perché ha pregato. E allora si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa. Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana. Le Chiese non si toccano!”.
Già a seguito dell’approvazione in prima lettura da parte della Verchovna Rada della legge sull’abolizione dell’UOC in territorio ucraino, avvenuta il 19 ottobre 2023, l’Alto commissario Türk aveva espresso preoccupazione circa la compatibilità del testo del DDL 8371 con il rispetto dei diritti umani fondamentali.
In questi giorni è in visita a Kiev una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, composta da tre rappresentanti di origini ucraine: il metropolita Ilarion (Ohijenko), arcivescovo di Winnipeg e primate della Chiesa ortodossa ucraina del Canada, il metropolita Job (Getča) di Pissidia e il diacono patriarcale Epiphanios (Kamjanovič). Secondo quanto dichiarato dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, la visita si svolge in occasione del 33° anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina e prevede per la delegazione diversi incontri con autorità civili e religiose. Nella giornata del 22 agosto la delegazione ha incontrato il metropolita Epifanìj (Dumenko), primate della Chiesa ortodossa d’Ucraina (OCU − Orthodox Church of Ukraine), ed altri rappresentanti dell’OCU, e, successivamente, il metropolita Onufrij (Berezovs’kij), a capo dell’UOC, ed altri rappresentanti dell’UOC. Il 23 agosto, invece, ha avuto luogo l’incontro con l’arcivescovo maggiore Svjatoslav Ševčuk, a guida della Chiesa greco-cattolica ucraina, e, successivamente, quello con il primate della Chiesa ortodossa ucraina di Kiev, Filaret (Denisenko), confluita nel 2019 nell’OCU.
Come riportato da AgenSIR, l'arcivescovo Šcevčuk, all'indomani della votazione della Rada, si è detto favorevole all'adozione della legge, pur sottolineando che la Chiesa greco-cattolica ucraina non ha preso parte alla stesura del testo. (Agenzia Fides 26/8/2024)