VATICANO - “Christus in martyre est”. La luce della speranza accesa dai martiri continua a illuminare il cammino della Chiesa

venerdì, 5 gennaio 2024

don Pino Puglisi

di Stefano Lodigiani

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Fin dai tempi delle origini, le comunità cristiane seppellivano con il dovuto onore coloro che avevano testimoniato la fede fino al dono della vita.
I cristiani iniziarono molto presto a venerare i loro martiri riunendosi attorno alla tomba per celebrare nella gioia il “refrigerium”, con letture e preghiere, e in un secondo tempo, con il rito eucaristico. Onorare il martire significava fare memoria di come costui avesse risposto alla chiamata del Signore e considerarlo modello per la propria vita.

Fin dal tempo degli apostoli, secondo la Tradizione della Chiesa, il martire viene spesso identificato dall’espressione di Tertulliano: “Christus in martyre est”. Nel martire c’è Cristo. In riferimento a Cristo, il martirio è segno di amore, non di violenza. Quando seguono la strada indicata dai martiri, i cristiani, che pur in mezzo a oppressioni e violenze, non rispondono mai con l’odio e la vendetta, ma con amore e fraternità. La testimonianza del martire infine non è mai sterile, come è avvenuto per il martire per eccellenza, Gesù Cristo.

Con questa convinzione la Chiesa continua a camminare lungo i secoli, facendo memoria e additando tanti uomini e donne che a tutte le latitudini, in ogni epoca, non hanno esitato a versare il loro sangue per Cristo e per il suo Vangelo. Per alcuni, a suggellare la testimonianza di fede è il Dicastero delle Cause dei Santi, che li propone come esempi alla Chiesa universale, molti altri rimangono ignoti ai più ma certamente non a Dio; altri ancora continuano ad annunciare Cristo attraverso le loro opere e l’eredità del loro impegno passata ai loro figli spirituali. Sono tante luci che, senza clamori, continuano ad illuminare il cammino della Chiesa e dell’umanità anche in tempi che appaiono oscuri e privi di speranza.

L’Agenzia Fides ripropone occasioni e modi con cui anche lungo il 2023, anno appena concluso, la memoria luminosa di tanti martiri dei tempi recenti ha illuminato il cammino della Chiesa nel tempo presente, in tutti i Continenti.


- E’ stato riconosciuto dal Dicastero Vaticano competente il martirio di tre missionari Saveriani: Luigi Carrara (1933-1964), Giovanni Didonè (1930-1964) e Vittorio Faccin (1934-1964), a cui si aggiunge il sacerdote diocesano dell’allora Congo Belga, don Albert Joubert (1908-1964). Tutti e quattro vennero uccisi il 28 novembre 1964 nei pressi delle parrocchie in cui operavano, a Baraka e a Fizi, vittime della violenza dei Simba, che in quel periodo erano mossi da un profondo odio antireligioso.

- Il 5 ottobre 2003, venne uccisa nell’ospedale di Borama, in Somalia, la missionaria laica Annalena Tonelli, che aveva speso la sua vita in Africa. Nel 2023, in occasione del ventennale della sua morte, tante manifestazioni, celebrazioni e convegni, in Italia e in Africa, ne hanno ricordato il pensiero e l’opera. "Scelsi di essere per gli altri, i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, che ero bambina e così sono stata e confido di continuare fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null'altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui" così Annalena, nata a Forlì nel 1943, raccontò la sua scelta missionaria tra i poveri dell'Africa, dov’era approdata nel 1969. Venti anni dopo la sua morte, Annalena è ancora viva nel cuore e nello spirito di tanti che l’hanno conosciuta, come nelle opere di assistenza sanitaria da lei fondate in una zona poverissima del Kenya.

- Erano più di mille i partecipanti alla marcia che ogni anno viene indetta per ricordare il missionario Comboniano padre Ezechiele Ramin, ucciso a Cacoal, nello Stato brasiliano di Rondònia, il 24 luglio 1985. Da 38 anni la comunità locale, con in testa il Vescovo, nella domenica vicina al 24 luglio ricorda con questa marcia, che si conclude con la Messa, il giovane missionario che lottava per un’Amazzonia libera da ogni tipo di sfruttamento. Oggi l’istituto Ezechiele Ramin, a lui intitolato, produce sementi biologiche e forma i contadini ad una agricoltura senza l’impiego di agrotossici.

- A sette anni dalla morte di don Jacques Hamel, ucciso sull’altare mentre celebrava l’Eucaristia a Saint Etienne, in Normandia (Francia) il 26 luglio 2016, quella piccola chiesa è diventata meta di pellegrinaggi. Tanti si fermano a pregare e a meditare in quel luogo di martirio dedicato proprio al protomartire Santo Stefano. Per rispondere a questa esigenza è stato progettato un centro di accoglienza, con una mostra che ricorderà l’impegno di don Hamel per il dialogo interreligioso, Molte le iniziative che ogni anno si svolgono per tenere vivo il suo ricordo e il suo messaggio, rivolte in particolare ai giovani. La Federazione dei media cattolici francesi ha indetto un premio giornalistico intitolato al sacerdote ucciso, giunto alla sesta edizione, che premia i lavori che abbiano contribuito alla pace e al dialogo tra le religioni, secondo l’impegno di don Hamel.

- Il 26 aprile 2023 la Chiesa del Guatemala ha fatto memoria del XXV anniversario dell’assassinio di Monsignor Juan José Gerardi Conedera, avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1998, due giorni dopo aver presentato pubblicamente le conclusioni della commissione che aveva raccolto le testimonianze di centinaia di vittime del conflitto armato interno in Guatemala, con l’obiettivo di iniziare un processo di guarigione, sostenendo le comunità verso la riconciliazione. Monsignor Gerardi Conedera, Vescovo della diocesi di Verapaz e poi della diocesi di El Quiché, ha dato un apporto significativo, a nome della Chiesa, al processo di pace, giustizia e riconciliazione. “Per questi motivi – hanno esortato i Vescovi – invitiamo le comunità a mantenere viva la memoria di questo valoroso Vescovo, testimone di amore e solidarietà. Grazie alla sua testimonianza, tutti noi sentiamoci animati a lavorare per un Guatemala diverso, dove non si ripetano più le atrocità del passato”.

- La piccola comunità cattolica cambogiana ricorda ogni anno quanti hanno dato la vita per la fede in Cristo e sono "i semi e i padri" dei fedeli cambogiani di oggi: con questo spirito oltre 3.000 cattolici, accompagnati da vescovi, sacerdoti e religiosi del Vicariato apostolico di Phnom-Penh, della Prefettura apostolica di Battambang e della Prefettura apostolica di Kompong-Cham, hanno partecipato anche nel 2023 alla celebrazione eucaristica in suffragio delle vittime della guerra civile, tenutasi a Taing Kok, nella provincia di Kampong Thom, nel centro della Cambogia. La celebrazione si è svolta nel luogo dove il Vescovo Joseph Chhmar Salas ha celebrato l'Eucarestia fino alla sua morte, avvenuta nel 1976. Per il Vescovo Salas e 34 compagni, la Chiesa cambogiana ha ufficialmente aperto nel 2015 la fase diocesana del processo di beatificazione. Furono persone uccise o lasciate morire tra il 1970 ed il 1977, durante la persecuzione subita dalla Chiesa sotto il regime di Pol Pot e dei khmer rossi. I 35 sono nativi di Cambogia, Vietnam e Francia e sono preti, laici, catechisti, missionari.

- “I Servi di Dio don João de Deus Kamtedza e don Silvio Alves Moreira sono stati buoni pastori, hanno sofferto con il loro popolo, hanno sempre cercato la pace e la riconciliazione. Hanno messo le loro qualità umane e spirituali al servizio di Dio e degli uomini, vivendo il loro ideale missionario” ha sottolineato Diamantino Guapo Antunes, IMC, Vescovo di Tete (Mozambico), nell'omelia della Messa di chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione dei due sacerdoti gesuiti noti come i “Martiri di Chapotera”. La cerimonia si è tenuta il 12 agosto 2023, presso il Santuario diocesano di Zobuè, nella diocesi di Tete, con la partecipazione di centinaia di cattolici provenienti da tutte le parrocchie della diocesi. I due gesuiti, uno mozambicano l’altro portoghese, furono assassinati il 30 ottobre 1985 nei pressi della residenza missionaria di Chapotera, Missione di Lifidzi, in Angonia (Mozambico), nel contesto della guerra civile che ha insanguinato il popolo del Mozambico e le comunità cattoliche in particolare.

- Il quinto Congresso Missionario Nazionale della Nigeria, tenutosi a novembre, ha avuto per tema “Non temere, perché io sono con te” (Isaia 41,10), ispirato alla condizione che vive il Paese, dove molti vivono nella paura. Il Vescovo di Yola, Stephen Dami Mamza, ha incoraggiato tutti a continuare a diffondere e testimoniare il Vangelo nonostante le prove complesse che attraversa il Paese, ricordando sempre che “non dobbiamo temere, perché il Signore è con noi fino alla fine dei tempi”. Nella risoluzione finale si legge: “Il Congresso ha avuto come scopo quello di ricordare ad ogni cristiano la responsabilità missionaria di ogni battezzato, nonostante le prove che ciò comporta; il tema del Congresso è stato un chiaro appello a rimanere saldi, anche in mezzo alle persecuzioni, alle minacce alla vita”. E’ stato affrontato anche il grande tema delle persecuzioni e del sangue dei martiri come seme fecondo della Chiesa. Riconoscendo che dal martirio, per grazia, possono essere generati frutti di vita nella fede, è stato incoraggiato l’avvio dei processi di canonizzazione delle persone uccise perché cristiane e in odio alla fede.

- La vicenda umana e cristiana di don Franco Ricci, prete fidei donum dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto (Italia), ucciso in Etiopia il 19 giugno 1992, è stata rievocata attraverso uno spettacolo teatrale che ha preso spunto da numerose testimonianze di persone vicine ad “Abba Franco” nella missione di Soddu Abala. Venne ucciso da bande armate che perseguitavano i fedeli della missione affidata a don Ricci, che ne aveva preso apertamente le difese. La drammatizzazione, ha sottolineato la diocesi, “è segno della sua perenne testimonianza”.

- Nel trentesimo anniversario della tragica morte di don Pino Puglisi, avvenuta il 15 settembre 1993 a Palermo (Italia), per mano della mafia, innumerevoli sono state le celebrazioni e le manifestazioni per ricordare il suo impegno e ravvivare la sua opera. Nel messaggio per la circostanza, Papa Francesco ha voluto “ringraziare il Dio di ogni consolazione per il dono del Beato Martire Don Pino Puglisi”, ricordando che “sull’esempio di Gesù, Don Pino è andato fino in fondo nell’amore”, “questo sacerdote non si è fermato, ha dato sé stesso per amore abbracciando la Croce sino all’effusione del sangue”.

A don Pino Puglisi e a tutti coloro che “hanno abbracciato la Croce sino all’effusione del sangue” si possono applicare le parole della Scrittura: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace…Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno;
come scintille nella stoppia” (Sap 3, 1-7).
(Agenzia Fides 5/1/2024)


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