AFRICA/NIGERIA - “I massacri di Natale mirano a destabilizzare la Nigeria” dice il vescovo di Sokoto

martedì, 2 gennaio 2024 massacri   vescovi  

Abuja (Agenzia Fides) - “Possiamo continuare a credere che non esista un piano a lungo termine per prendere in mano le redini del potere dello Stato nigeriano?” chiede Matthew Hassan-Kukah, vescovo di Sokoto all’indomani dei massacri compiuti tra il 23 e il 26 dicembre nello Stato di Plateau.
In assalti coordinati contro una ventina di villaggi sono state uccise circa 200 persone, 500 ferite mentre almeno 200 nuclei familiari sono stati costretti a lasciare le proprie case e trovare accoglienza in campi per sfollati.
Gli attacchi sono stati attribuiti a pastori Fulani. Nella cosiddetta Middle Belt, l’area che segna tradizionalmente il confine tra il nord, abitato in gran maggioranza da musulmani, e il sud cristiano, in passato si sono verificati scontri e massacri tra i Fulani, allevatori nomadi musulmani, e le popolazioni stanziali, dedite all’agricoltura e cristiane. Mons. Kukah in una serie di dichiarazioni riprese dalla stampa nigeriana delinea un quadro che va oltre al tradizionale scontro rurale o a rivalità di ordine religioso. Secondo il vescovo di Sokoto gli ultimi massacri rientrano in un disegno di destabilizzazione della Federazione Nigeriana.
“Questi omicidi sono solo il preludio. I massacri non sono più scontri tra pastori e agricoltori per i pascoli. No, c’è di più e noi come nazione faremo bene ad affrontare questa minaccia prima che sia troppo tardi. Nessun male dura per sempre. Il mondo ha sconfitto la schiavitù, l’apartheid, il nazismo, il razzismo e le forme di estremismo” afferma Mons. Kukah che aggiunge “Potremmo far finta di non essere in guerra, ma in realtà è in corso una guerra contro lo Stato nigeriano e il suo popolo. Dio non voglia, ma potrebbe scattare in qualsiasi momento, ovunque e per qualsiasi motivo”.
Secondo il vescovo di Sokoto per affrontare questa situazione occorre superare l’approccio puramente militare fondato solo “su fucili e pallottole”, ma occorre “con urgenza reimpostare l’architettura della sicurezza nazionale” fondata su “un’analisi intellettuale solida e profonda e di una mappatura degli obiettivi e persino delle ambizioni di un Paese, della sua posizione locale, regionale o globale nel mondo”.
Per questo Mons. Kukah rivolge alcune domande ai responsabili della sicurezza dello Stato: “Abbiamo domande che necessitano di risposte: chi sono questi assassini? da dove vengono? Chi li sponsorizza? Quali sono i loro reclami e contro chi? Cosa vogliono? Chi vogliono? Per chi lavorano? Quando finirà tutto questo? Perché sono invincibili e invisibili? Chi offre loro la copertura? Siamo condannati a convivere con tutto questo e a consegnare questa nazione distrutta ai nostri figli? Dovremmo semplicemente essere sedati per rendere tutto questo sopportabile? Chi fornirà l’oppio per alleviare il nostro dolore? Stiamo camminando nel sonno verso l’autodistruzione?”. (L.M.) (Agenzia Fides 2/1/2024)


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