ASIA/CINA - Addio a Ren Yanli, apprezzato e appassionato studioso del cattolicesimo cinese e dei rapporti Cina-Santa Sede

sabato, 1 luglio 2023 storia   chiese locali   politica   papa   santa sede  

Pechino (Agenzia Fides) - «I cattolici cinesi sono cattolici come tutti gli altri. Hanno la stessa fede, leggono la stessa Bibbia, vanno liberamente in chiesa per le messe, per pregare e ricevere i sacramenti. Come gli altri cattolici amano la propria Patria e vogliono partecipare alla vita e alla modernizzazione della Cina». Così si esprimeva in una intervista raccolta nel 2009 dalla rivista 30Giorni il professor Ren Yanli, apprezzato e appassionato studioso delle vicende del cattolicesimo nella Repubblica Popolare cinese e dei rapporti Cina-Santa Sede. Ren Yanli ha lasciato questa terra venerdì 30 giugno, all’età di 79 anni. Si è spento presso l’Ospedale Chaoyang di Pechino, dove era stato ricoverato dopo aver contratto il Covid, in uno stato di salute già compromesso da diverse patologie. Con lui scompare uno degli accademici cinesi impegnati da più tempo sul terreno delle ricerche sulla Chiesa cattolica e il cattolicesimo in età contemporanea, con particolare riferimento al contesto cinese.

Nato a Yanan (provincia di Shaanxi) nel marzo 1944, Ren Yanli apparteneva anagraficamente alla generazione dei cosiddetti “principi rossi”, i figli della prima generazione di dirigenti comunisti della Repubblica popolare cinese. Membro dell’Accademia cinese delle Scienze Sociali e dell’Istituto di ricerca delle Religioni mondiali, aveva anche diretto presso l’Accademia l’Ufficio di ricerca sul cristianesimo, approfondendo gli studi sul Concilio Vaticano II. Le sue pubblicazioni rappresentano dei punti di riferimento obbligati per i giovani studiosi cinesi impegnati nelle ricerche sulla storia recente del cattolicesimo e della Chiesa cattolica in Cina. I funerali, fissati per martedì 4 luglio, si svolgeranno secondo i protocolli d’onore riservati ai membri dell’Accademia delle Scienze Sociali.

Negli ultimi decenni, il professor Ren Yanli, insieme alla accademica Wang Meixiu, sua coniuge, anche lei impegnata nel campo delle ricerche sul cristianesimo in età moderna e contemporanea, è stato anche uno stimolante e apprezzato interlocutore per studiosi cattolici e per esponenti della Santa Sede più impegnati nel seguire le vicende della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare cinese. Il professore riusciva (e aiutava gli altri) a collocare i singoli fatti nella giusta prospettiva storica, senza rimuovere o censurare i cambiamenti sostanziali registrati nei rapporti tra Chiesa cattolica e Cina popolare negli ultimi decenni.
Reni Yianli, ripercorrendo nella citata intervista le varie fasi attraversate dalla Chiesa cattolica nella Cina comunista, aveva ricordato che all’inizio della Repubblica popolare cinese «il Vaticano era considerato un nemico politico della nuova Cina». Per questo, alla fine degli anni Cinquanta, al culmine del movimento antimperialista che dominava allora la politica cinese, si era consumato il tentativo di tagliare il rapporto dei cattolici cinesi con la Santa Sede, e spingere la Chiesa cinese sulla linea politica dell’indipendenza e della nomina autonoma dei vescovi. Ma già allora, e ancor di più con la rriapertura della Cina promossa da Deng Xiaoping dopo la Rivoluzione Culturale - rimarcava il professore - «il pensiero dominante dei cattolici cinesi è stato quello di recuperare, nei tempi e nei modi con cui hanno potuto farlo, il rapporto con la Santa Sede, il Papa e la Chiesa cattolica universale». Per questo - sottolineava già allora Ren Yanli, con intuizione feconda e profetica - occorre riconoscere che nelle tormentate vicende attraversate dal cattolicesimo cinese negli ultimi decenni «il fattore decisivo è stata la fede stessa dei cattolici cinesi, sia i laici che il clero». La fede del popolo - insisteva il Professore - ha aiutato tutti a riconoscere che il vincolo di comunione gerarchica con il Papa non può essere cancellato, se si vuole essere custoditi nella fede cattolica. E questo, nel tempo - aggiungeva il Professore - «ha aiutato anche il governo a riorientare la sua linea». Perché «se il governo vuole che i vescovi siano pastori stimati e seguiti dai fedeli, e non siano visti come dei funzionari isolati e imposti dall’esterno», conviene riconoscere che i cattolici e in particolare i vescovi non possono rinunciare a vivere e attestare pubblicamente la loro piena comunione con il Successore di Pietro. Il professor Ren Yanli, già allora, 9 anni prima deil’Accordo tra Santa Sede e governo di Pechino sulle nomine dei nuovi vescovi cinesi, invitava anche la Santa Sede a tenere in particolare conto «la Chiesa cinese«, visto che «in tutto questo tempo la fedeltà dei cattolici cinesi alla fede degli Apostoli è stata il fattore decisivo, anche nell’evoluzione dei rapporti con chi guida politicamente il Paese». (GV) (Agenzia Fides 1/7/2023)


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