AMERICA/CILE - Il rischio di abituarci alla violenza senza chiederci “che tipo di società stiamo costruendo?”

martedì, 28 marzo 2023 violenza   criminalità   chiese locali  

Chillàn (Agenzia Fides) – “Tutti vogliamo vivere in una nazione più sicura e fraterna, ma vorrei invitarvi a farci alcune domande: perché il mondo della criminalità e del narcotraffico nasce e cresce tra noi? Perché la violenza è cresciuta nella società? Perché la nostra convivenza a tutti i livelli è più aggressiva? Perché i nostri legami sono più deteriorati? Perché ci spingiamo così facilmente oltre i limiti?” Sono gli interrogativi suggeriti dal Vescovo di Chillán, Monsignor Sergio Pérez de Arce, durante la Messa che ha presieduto ieri, nella Cattedrale metropolitana, in suffragio del secondo sergente dei Carabineros Rita Olivares Raio, morta domenica mattina, 26 marzo, raggiunta da un colpo di arma da fuoco alla testa mentre inseguiva dei ladri nella località di Quilpué. E’ stata l’ultima dei 1.232 caduti dei Carabineros. Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza Episcopale, hanno partecipato al rito diverse autorità della regione, dei Carabineros, il delegato presidenziale, parlamentari e sindaci della regione.
“Sono domande che dobbiamo porci – ha proseguito il Vescovo - perché qualcosa ci sta accadendo come società, c'è qualcosa di malato tra di noi. Penso che abbia a che fare con il nostro individualismo, con l'amore per il denaro, la mancanza di apprezzamento per la vita, l'oblio di Dio e di altri valori essenziali”. Il sergente Rita Olivares Raio aveva 43 anni, era madre di due figli adolescenti. Si era unita ai Carabineros il 16 maggio 2002 e in 21 anni aveva svolto la sua attività in diversi luoghi, dimostrando “alto senso di responsabilità e vocazione al servizio, dedizione, impegno e professionalità”.
Esprimendo la sofferenza di tutti “perché ogni morte è sempre dolorosa e lo è ancora di più quando è violenta”, il Vescovo ha presentato le condoglianze ai familiari, ai compagni di classe, ai Carabineros, ringraziandoli per il servizio che rendono al paese. “Ci affligge il fatto che la violenza, la morte, il crimine diventino abituali, perché la nostra convivenza è ferita e danneggiata – ha proseguito -. Ma dobbiamo alzarci, andare avanti alla ricerca di una società migliore, più fraterna. Ogni volta che c'è un omicidio di un Carabiniere, le reazioni sono simili. Ci sono condanne da parte delle autorità e dei leader sociali ed è molto positivo. Ci sono anche critiche politiche reciproche, a volte cercando di ottenere qualche piccolo vantaggio politico. I social network stanno bruciando. Va bene quando è il risultato dell'impotenza, della rabbia e dello smarrimento che la violenza provoca. Siamo lieti che il Parlamento stia affrettando l'approvazione di leggi che sembrano necessarie per combattere il crimine con più forza".
Anche il Vescovo di Iquique, Isauro Covili Linfati, OFM, ha rilasciato una dichiarazione dopo l'omicidio di Rita Olivares Raio, in cui sottolinea che "rapine, aggressioni, omicidi, frodi, truffe, criminalità organizzata, parlano di violenza e di un sistema violento, di ingiustizie, di mancanza di pace". Il Vescovo aggiunge che la situazione di violenza e delinquenza è complessa e le sue cause sono diverse e mutevoli, “ma la cosa più preoccupante è che una sorta di cultura criminale di ogni tipo si sta imponendo nella società, o è stata imposta, e noi ci stiamo abituando". Il Vescovo chiede quindi un dibattito pubblico e nelle organizzazioni sociali di base, come nelle comunità cristiane, su che tipo di società stiamo costruendo.
(SL) (Agenzia Fides 28/3/2023)


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