AMERICA/BOLIVIA - La nostra società ha bisogno di una trasformazione, di cambiamenti, non possiamo restare in attesa che qualcuno inizi

martedì, 7 marzo 2023 chiese locali  

Santa Cruz (Agenzia Fides) – “Questo tempo di Quaresima dovrebbe essere un momento per trasformare la nostra esistenza, il nostro modo di vivere più di ogni altra cosa” ha esortato, nell'omelia domenicale, Mons. René Leigue, Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, invitando a cercare e a trovare il Signore. Ha quindi chiesto di "non aspettare che gli altri facciano quello che devo fare io" perché, “la nostra società ha bisogno di una trasformazione, ha bisogno di tanti cambiamenti, e noi restiamo lì, in attesa che qualcuno inizi, invece siamo tutti chiamati a trasformare qualcosa nella società”.
L’Arcivescovo ha preso spunto da una realtà concreta, sotto gli occhi di tutti: molti si lamentano che la nostra città di Santa Cruz sia molto sporca, allora “perché non fare qualcosa? Perché non impegnarci a pulirla? Questo è trasformare, questo è cambiare, questo è dare un altro aspetto… Il Signore ci chiama a far notare realmente in noi qualcosa di diverso, come persone di fede, come credenti, come persone cattoliche, come persone che credono in questo Dio, il Dio della vita, il Dio che ci ama. Per questo suo amore, facciamo qualcosa di diverso, il Signore ci invita in questo tempo di Quaresima a trasformare le cose che vediamo che non sono giuste”.
Un altro tema per cui si avverte la necessità di un cambiamento di passo è la salute, e in particolare per quello che riguarda l’epidemia di dengue. Monsignor Leigue ha ricordato che si sentono i lamenti per la malattia della dengue, eppure “le persone, le autorità chiamate a fare qualcosa, sembrano non vederlo come un problema serio, un problema grave. I bambini continuano a soffrire, continuano a morire. Le famiglie sono preoccupate, anche gli anziani soffrono e stanno perdendo la vita”.
L’Arcivescovo, dopo aver ricordato che il giorno precedente era stato a Santa Rosa per dare l’ultimo saluto ad un sacerdote di Cotoca morto per questa malattia, ha sottolineato che “ci manca la capacità di poter guardare la nostra realtà, di essere sensibili a questa realtà che viviamo, alle persone umane che stanno soffrendo” e ha commentato: “tutti abbiamo bisogno di stare bene, tutti abbiamo bisogno di essere in buona salute, ma questo non sta accadendo”. E ha aggiunto: “forse si sta facendo qualche cosa, non possiamo negarlo, ma credo che si possa fare molto di più”.
Infine ha ribadito il suo appello a tutti i cittadini e alle autorità a lavorare davvero seriamente, in modo che tutti possiamo sentire che stiamo combattendo insieme, perché "la salute è vita, vogliamo la vita, lottiamo per una vita buona, una vita migliore". “Il Signore ci aiuti, ci dia quella forza di cui abbiamo bisogno per affrontare i problemi che viviamo ogni giorno”.
Secondo le informazioni raccolte da Fides, il Ministro della Salute, Jeyson Auza, nel suo ultimo rapporto settimale di ieri, 6 marzo, ha affermato che nella nona settimana dell'anno sono stati registrati 1.020 casi di Covid-19 a livello nazionale, circa 203 infezioni in più rispetto ai sette giorni precedenti, il che significa un aumento dal 40%. Dall'arrivo della pandemia, nel marzo 2020, la Bolivia ha registrato 22.365 morti e 1.193.970 di casi confermati, di cui 12.297 rimangono attivi. La situazione dell'epidemia di dengue, una delle più forti degli ultimi anni, dall'inizio della stagione delle piogge ha provocato 39 morti e 12.495 casi confermati. I dipartimenti in cui si è verificata la malattia sono Santa Cruz (9.119), Beni (1.315), Tarija (1.211), La Paz (373), Chuquisaca (247), Cochabamba (142) e Pando (88).
(SL) (Agenzia Fides 7/3/2023)


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