AMERICA/CILE - Dopo il plebiscito è necessario un grande patto sociale, ascoltandosi e lasciandosi alle spalle la polarizzazione

mercoledì, 7 settembre 2022 politica   diritti umani   situazione sociale   vescovi  

internet

Santiago (Agenzia Fides) – Nel referendum del 4 settembre, i cileni hanno espresso a larga maggioranza (oltre il 60%) il loro parere negativo sulla bozza della nuova Costituzione (vedi Fides 30/8/2022; 2/9/2022). Il presidente Gabriel Boric ha realizzato il 6 settembre un rimpasto di governo che ha coinvolto cinque ministeri, fra cui quello strategico dell'Interno.
"E’ positivo che tutti i cileni vogliano una nuova Costituzione e che si stia configurando il modo in cui verrà realizzata. Questo esercizio democratico è stato positivo per il Paese ed è un buon inizio per lasciarsi alle spalle la polarizzazione che si sta verificando, in modo che i diversi rami dello Stato possano continuare a lavorare per dare tranquillità". Lo ha detto l’Arcivescovo di Concecpción, Fernando Chomali, vicepresidente della Conferenza episcopale del Cile (CECh), in una intervista al quotidiano “El Mercurio”, rilanciata dalla CECh.
L’Arcivescovo ha messo in risalto la partecipazione dei cileni al voto, la professionalità del Servizio Elettorale che ha fatto “un lavoro impeccabile" e che i risultati sono stati accettati senza atti di violenza."E’ tempo di grandi accordi e di un grande patto sociale – afferma Mons. Chomali -, in cui siano riconociuti i membri più svantaggiati della società come prioritari. C'è anche un urgente bisogno di riflettere sul perché abbiamo raggiunto questo livello di polarizzazione. Non si può guardare al futuro senza analizzare spassionatamente il passato e il presente", "una società in cui ognuno cerca il proprio interesse è una società che si frattura e finisce per fallire".
Anche il Vescovo di San Bernardo, Mons. Juan Ignacio González, membro del Comitato permanente della CECh, intervistato dallo stesso periodico, ha evidenziato che attraverso il plebiscito, i cileni hanno lanciato un grido per essere ascoltati, rivolto soprattutto ai politici. La Chiesa ribadisce il suo impegno ad essere sempre un fattore di unità e di pace, che è la vocazione del Cile. A tutti è rivolto l’invito ad “ascoltare, aprire le orecchie e la mente, e a lasciate l'idea di imporre visioni ideologiche estranee alla realtà”. Il Vescovo rileva che "nella proposta respinta ci sono elementi da conservare, come un nuovo accordo con i primi popoli, il decentramento, la difesa e la promozione dell'ambiente, l'espansione dei diritti sociali e altri. Ma devono essere trattati con un altro tono, con la massima apertura. Questa è la sfida attuale". Guardando ai passi da fare adesso, Mons. Juan Ignacio González ritiene che si debba iniziare "rinnovando la fiducia e ascoltandosi a vicenda”, per questo occorre tempo, e avendo fiducia delle istituzioni.
(SL) (Agenzia Fides 7/9/2022)


Condividi: