AFRICA/SUDAN - Crisi sociale, si teme un colpo di stato: per il Vescovo di El Obeid, il “futuro è incerto”

sabato, 23 ottobre 2021 società civile   violenza   golpe  

El Obeid (Agenzia Fides) - “La vita al momento in Sudan è molto dura, stiamo sopravvivendo per miracolo. Tutto è molto caro, i trasporti, il cibo, la gente non ha pane. È una situazione insostenibile per la popolazione e gli aiuti della comunità internazionale arrivano solo ad alcuni, mentre moltissimi ne restano privi”. In un colloquio con l’Agenzia Fides, mons. Yunan Tombe Trille, Vescovo di El Obeid e presidente della Conferenza episcopale di Sudan e Sud Sudan, fotografa un momento molto delicato per il suo Paese , dopo una stagione di grandi speranze avviata dopo la fine della dittatura di Omar Hasan Ahmad al-Bashīr nell’aprile del 2019, e l’inizio di una transizione democratica.
Spiega il Vescovo: “La gente è divisa tra chi vuole che il governo di transizione con ministri civili vada avanti, e non vengano traditi i principi delle manifestazioni di oltre due anni fa; e quanti, invece, sostengono la totale presa del potere da parte di militari che, secondo loro, sono gli unici a poter risolvere la profonda crisi politica e assicurare il pane. Da tempo non ci sono incontri tra civili e militari al governo e possiamo dire che l’esecutivo al momento non è operativo. Nel frattempo i crimini hanno raggiunto un livello mai così alto nella storia, forse proprio per la fame che tanta gente sta sperimentando. Naturalmente dietro a quelle fette di popolazione che chiedono il colpo di stato e che il potere torni completamente nelle mani dei militari, vi sono gruppi di pressione legati ai circoli dell’esercito”.
Prosegue mons. Yunan Tombe Trille: “Non dimentichiamo che al-Bashir continua a manovrare dietro le quinte anche perché i suoi sono parte della coalizione. È molto difficile prevedere cosa succederà nell’immediato futuro e non voglio ripetere quello che ho detto tante volte: non credo alle loro promesse. È possibile che si arrivi a un nuovo colpo di stato per mano dei militari. Non ho mai dato credito alle promesse di chi ci ha governato negli ultimi 60 anni perché si ci voltiamo a guardare, vediamo che ci hanno creato solo tanti problemi”.
La Chiesa, per lungo tempo costretta a vivere in piena difficoltà in un regime dittatoriale di marcato stampo islamico, ha ora meno problemi ma teme per un futuro incerto.
“È un tempo molto difficile per tutti. Posso dire – conclude il Vescovo - che per la Chiesa sperimentiamo un tempo di relativa calma, una sensazione di riposo dopo anni di attività decisamente opposte a noi, chiudevano chiese, ci toglievano i edifici, non ci permettevano di operare. Per come la penso io, l’atteggiamento nei confronti della Chiesa non è molto cambiato se non nelle parole: le parole sono più dolci, ma voglio dire che, nonostante la maggiore tranquillità, non possiamo parlare di vero cambiamento”.
(LA) (Agenzia Fides 23/10/2021)


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