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Mosul (Agenzia Fides) – L’appuntamento è fissato per martedì 14 settembre, giorno in cui si celebra l’Esaltazione della Santa Croce, solennità particolarmente cara alle comunità cristiane presenti in Iraq. In quella giornata, la campana della storica “chiesa dell’Ora”, officiata dai Padri Domenicani, tornerà a far risuonare i suoi rintocchi per strade e piazze della città vecchia di Mosul. Saranno i primi rintocchi di campana che si potranno ascoltare sul lato destro della città, attraversata dall’Eufrate, dal tempo in cui Mosul cadde in mano ai jihadisti, per divenire dal 2014 al 2017 capitale irachena dell’auto-proclamato Stato Islamico (Daesh). Così, dopo gli anni dell’occupazione jihadista, la convivenza sociale della città tornerà a essere accompagnata da uno dei segni più semplici e discreti con cui la presenza cristiana si rende percepibile a tutti, nel passare dei giorni.
Nostra Signora dell’Ora (Al-Saa’a) si trova nel cuore di Mosul, all’incrocio delle due strade principali che attraversano la città vecchia. Costruita alla fine del XIX secolo, è sempre stata considerata uno dei simboli di Mosul, soprattutto per il suo visibilissimo campanile che, con il suo grande orologio, era stato donato alla chiesa dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III. La chiesa, officiata storicamente dai Padri Domenicani, era stata gravemente danneggiata (ma non distrutta, come invece sostenevano a quel tempo voci rilanciate da alcuni media inclini al sensazionalismo più ingannevole) durante l’occupazione jihadista.
Il ripristino dell’edificio sacro, come già riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 2/8/2019), era stato inserito nel piano di restauro di chiese e monasteri devastati durante il periodo di occupazione jihadista. Un programma di ricostruzione avviato grazie al contributo dell’Unione Europea, di enti internazionali come l’Unesco (sostenuto nella realizzazione di questo progetto da un finanziamento degli Emirati Arabi Uniti) e istituzioni straniere come il Departement of Heritage and Civilization dell'Università della Pennsylvania. Nell’aprile 2020, in un comunicato dell’Unesco, si sottolineava la valenza del progetto anche come occasione per fornire opportunità di lavoro ad artigiani, professionisti e maestranze locali (in un periodo che anche a causa della pandemia ha visto impennarsi in maniera drammatica i tassi di disoccupazione) e favorire la ricostruzione del tessuto sociale multi-etnico e multi-religioso che un tempo connotava la metropoli irachena.
La chiesa domenicana di Mosul è l’erede di una lunghissima tradizione. L'Ordine dei Predicatori era infatti giunto in Mesopotamia già nel XIII secolo e aveva stabilito un suo convento anche a Mosul. Dopo la sconfitta del regno crociato ad Acri (1291), i domenicani presenti a Mosul furono martirizzati. Nel 1750, Papa Benedetto XIV inviò di nuovo i domenicani a Mosul. “I rintocchi dell’orologio di quella chiesa” raccontò nell’aprile 2016 all'Agenzia Fides suor Luigina Sako, superiora della casa romana delle Suore caldee Figlie di Maria (e sorella del Patriarca caldeo Louis Raphael), “hanno scandito la nostra giovinezza, quando Mosul era una città dove si conviveva in pace. Ricordo che da studenti, quando avevamo un esame importante, andavamo tutti, cristiani e musulmani, a portare i biglietti con le nostre richieste d'aiuto alla grotta di Lourdes ospitata presso quella chiesa, che anche i nostri amici islamici conoscevano e onoravano come 'la chiesa della Madonna miracolosa' ”. (GV) (Agenzia Fides 4/9/2021).