Nairobi (Agenzia Fides) - “Il JRS ribadisce l'appello della Conferenza dei Vescovi cattolici del Kenya e raccomanda al governo del Kenya di esercitare la massima prudenza e cautela in questo particolare momento di incertezza, considerando saggiamente gli obblighi legali imposti dal diritto internazionale e dalla Convenzione dell'Organizzazione per l'Unità Africana (OUA)” afferma la sezione keniana del Jesuit Refugee Service (JRS), prendendo posizione sull’annunciata chiusura dei campi rifugiati di Dadaab e Kakuma. Il 24 marzo, il Segretario di gabinetto per gli interni, Fred Matiang'i, ha annunciato l'intenzione del governo di chiudere i campi di Dadaab e Kakuma, concedendo all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) due settimane per presentare un piano in tal senso. Una decisione criticata da molti, compresi i Vescovi del Kenya (vedi Fides 14/4/2021).
L’organizzazione promosso dai Gesuiti ricorda tra gli obblighi imposti dal diritto internazionale che il governo di Nairobi è chiamato a rispettare “il principio di non respingimento” cui si aggiunge l'obbligo morale di prendersi cura dei più vulnerabili della società e di perseguire il bene comune, e i “limiti pratici della chiusura di campi profughi che ospitano più di 410.000 persone”.
Pur apprezzando gli sforzi e l’impegno del governo del Kenya nell'accogliere generosamente e proteggere i rifugiati e gli sfollati nel corso degli anni, assicurando uno spazio sicuro a migliaia di famiglie in cerca di asilo, il JRS sottolinea che la situazione in Kenya per gli sfollati di Somalia, Sud Sudan, regione dei Grandi Laghi e più recentemente dalla regione del Tigray in Etiopia, sta peggiorando, a causa dei conflitti protratti nel tempo e di quelli emergenti, oltre alla pandemia Covid-19.
Il JRS ha ribadito l'impegno a continuare a sostenere il governo del Kenya e tutte le sue parti interessate fornendo servizi di base e sostegno ai rifugiati e alle comunità ospitanti a Nairobi e nel campo profughi di Kakuma. (L.M.) (Agenzia Fides 19/4/2021)