ASIA/TERRA SANTA - Patriarca Pizzaballa: l’annuncio del Vangelo passa per la gratitudine di “peccatori perdonati”, come Maria Maddalena

sabato, 10 aprile 2021 vangelo   annuncio   missione  

Caravaggio, la Maddalena penitente

Magdala (Agenzia Fides) – Gli uomini e le donne di ogni tempo, per essere raggiunti e toccati dall’annuncio di Cristo Risorto, hanno bisogno di “testimoni alla loro altezza”, “peccatori come gli Apostoli e come siamo noi oggi”. E la vicenda di Maria di Magdala, prima testimone oculare e prima annunciatrice della resurrezione di Cristo, suggerisce che la testimonianza cristiana può fiorire solo dalla gratitudine di peccatori perdonati, che hanno pregustato nella propria vita la salvezza e la guarigione donata da Cristo stesso. Lo ha ripetuto l’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, durante la messa celebrata oggi, venerdì 10 aprile, a Magdala, piccola cittadina sulla sponda occidentale del Lago di Tiberiade.
Nella sua omelia, soffermandosi proprio sulla figura evangelica di Maria di Magdala, il Patriarca ha riproposto in termini semplici e suggestivi quali sono la sorgente e il dinamismo proprio di ogni testimonianza apostolica e di ogni avventura missionaria, collegando l’esperienza della Maddalena, prima persona alla quale appare il Risorto all’invio dei discepoli increduli.
L’apparizione di Cristo Risorto a Maria Maddalena – ha fatto notare il Patriarca all’inizio della sua omelia – è un dettaglio importante dell’annuncio evangelico. Con la passione e morte di Gesù, i suoi discepoli, fuori da ogni irrigidita ostinazione ‘religiosa’, “avevano perduto la fede, tranne la Madre del Signore. Maria di Magdala, quindi, è colei attraverso la quale Dio, con l’incontro con il risorto, riallaccia il legame con gli uomini”. Proprio lei, che secondo il racconto evangelico era stata “posseduta da sette demoni”, la cui vita era stata davvero “immersa nel peccato”, e che poi era stata “liberata, personata, salvata” dall’incontro con Cristo. Maria di Magdala – ha proseguito il Patriarca – rappresenta tutti noi, la nostra condizione umana segnata dal peccato e dall’attesa di guarigione: “Non potevamo essere rappresentati dalla Vergine Maria, perché Ella è sempre rimasta fedele, è senza peccato. Noi invece siamo peccatori. È Maria di Magdala, dunque, colei che ci rappresenta”, e rappresenta anche l’immagine della Chiesa, che i Padri della Chiesa chiamavano “Casta meretrix”, santa e peccatrice, “composta da peccatori ma allo stesso tempo riconciliata con il Padre dalla presenza di Cristo risorto”. Già nel Vangelo – ha suggerito il Patriarca proseguendo la sua omelia – si vede bene che “la difficoltà degli apostoli a credere alla risurrezione” aveva bisogno “di testimoni alla loro altezza, che siano come loro, come Maria di Magdala”. Per questo Gesù “non è andato prima dai discepoli increduli, ma da Maria di Magdala che era alla ricerca del suo corpo, considerato perduto”. E quel dato storico narrato nei Vangeli – ha fatto notare l’Arcivescovo Pizzaballa – conserva una valenza paradigmatica per tutta la missione della Chiesa lungo la Storia. A quegli stessi discepoli, rimproverati da Gesù per la loro incredulita – ha proseguito il Patriarca, sottolineando in questo passaggio una certa ‘ironia’ del racconto evangelico – affiderà la missione di predicare la sua risurrezione a tutte le genti nel mondo. Gli Apostoli stessi – ha proseguito Pizzaballa – “avevano bisogno di testimoni alla loro altezza, peccatori come loro, come Maria di Magdala, che era posseduta da sette demoni, ma che è stata salvata dall’incontro con Gesù”.Allo stesso modo, “gli uomini di allora e di oggi hanno bisogno di testimoni alla loro altezza, peccatori come gli apostoli e come noi siamo oggi. Gesù ha bisogno di uomini normali, peccatori, ma allo stesso tempo felici di avere incontrato il tesoro che ha sconvolto la loro vita. Persone normali, ma che hanno il sapore pieno della vita, della risurrezione. Che diventino per se stesse testimoni di qualcosa di più grande di loro”. La vicenda di Maria Maddalena – ha proseguito il Patriarca latino di Gerusalemme – suggerisce che l’unica autentica sorgente della missione e della testimonianza cristiana è la gratitudine stupita per aver assaporato nella propria vita la liberazione donata da Cristo stesso, attraverso il suo perdono: “Se non ci riconosciamo peccatori” ha aggiunto l’Arcivescovo Pizzaballa “non abbiamo bisogno di Cristo e del perdono di Dio al quale egli solo ci fa accedere. Non possiamo nemmeno amarlo, perché non sentiamo il bisogno di lui, è una presenza che non ci comunica nulla e quindi non abbiamo nulla di cui testimoniare, tranne che noi stessi”. E’ l’opera di Cristo stesso nelle vite di uomini e donne concreti che diventa essa stessa “annuncio”: la “salvezza ritrovata” ha aggiunto il Patriarca nella parte finale della sua omelia “è la dracma perduta e ritrovata del Vangelo di Luca. Una volta ritrovata, la donna chiama tutte le sue vicine per rallegrarsi, non può tenerla per sé quella gioia”. (GV) (Agenzia Fides 10/4/2021)


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