AFRICA/BENIN - Religiosi, medici, civili e militari in missione in Benin per “ridare la luce” a quanti l’hanno persa a causa di malattie non curate agli occhi

mercoledì, 22 giugno 2005

Roma (Agenzia Fides) - Continua, dopo la missione umanitaria a Gao nello stato del Mali dello scorso novembre, l’impegno in Africa dell’Associazione con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani (AFMAL) che venerdì 17 giugno è partita con l’Aeronautica Militare alla volta del Benin. L’obiettivo è quello di restituire la vista a quanti l’hanno persa a causa di malattie non curate agli occhi, e aggiungere così un tassello alla realizzazione del progetto “ridare la luce” che si prefigge anche di formare i medici e gli infermieri africani, e di restituire la libertà ai “bambini guida”, costretti ad affiancare il non vedente, sacrificando in questo ruolo la propria infanzia.
I medici e gli infermieri, provenienti dagli ospedali Fatebenefratelli di Roma (Isola Tiberina e San Pietro), Napoli, Benevento, e appartenenti al Corpo Sanitario dell’Aeronautica Militare, in soli due giorni hanno già visitato più di 120 persone e realizzato 20 operazioni chirurgiche alla cataratta, una delle maggiori cause di cecità nell’area.
La missione sta operando nella città di Tanguièta, presso l’Hopital Saint Jean de Dieu costruito dai Fatebenefratelli italiani nel 1970 e fondato da Fra Mosè Bonari. Ora la struttura è gestita da personale africano, che sta collaborando alla realizzazione degli interventi oculistici grazie alla formazione dei medici volontari italiani. Nell’ospedale di Tanguièta da più di tre anni non si effettuano visite ed operazioni agli occhi: la gente è stata informata della missione italiana attraverso la radio locale e sta arrivando da tutta la regione affrontando un lungo viaggio, a volte centinaia di chilometri, per raggiungere l’ospedale, il più importante centro medico della regione di Natitingou, un’area compresa tra il confine del Burkina Faso, Togo e Benin.
Nell’Africa sub-sahariana la cecità rappresenta una grossa emergenza non solo sanitaria, ma anche sociale. Dal punto di vista sanitario, la cecità colpisce circa 2 milioni di persone, che non hanno la possibilità di ricorrere alle cure mediche e chirurgiche, ed è il risultato di patologie che in questa area del Continente nero sono favorite da carenza alimentare, acqua non potabile, particolari condizioni climatiche e biologiche. Sotto l’aspetto sociale, il ritorno ad una vita normale dell’adulto affetto da cataratta determina un conseguente aiuto anche sociale ed economico nei villaggi della regione, consentendo al cieco di tornare a lavorare e ai giovani, già accompagnatori, di avere più tempo a disposizione della comunità. (AP) (22/6/2005 Agenzia Fides; Righe:35; Parole:409)


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