ASIA/ISRAELE - Il Parlamento israeliano annulla il voto sul Genocidio armeno

giovedì, 28 giugno 2018

Gerusalemme (Agenzia Fides) – Il Parlamento israeliano ha annullato all'ultimo minuto il voto che era stato messo in agenda per chiedere il riconoscimento del Genocidio armeno. I parlamentari avrebbero dovuto votare sull'argomento controverso martedì 26 giugno, dopo che il Partito di sinistra Meretz, principale promotore del testo da votare, aveva accettato di rinviare la discussione in aula e il voto a dopo le elezioni turche che domenica 24 giugno hanno confermato alla guida del Paese il Presidente Recep Tayyip Erdogan e i Partiti che lo sostengono. E' stata la stessa Tamar Zandberg, leader di Meretz, a ritirare la proposta di legge, dopo che la coalizione di governo e il Ministero degli Esteri avevano chiesto di togliere dal testo in discussione l'espressione “Genocidio” per sostituirla con le parole “tragedia” o “orrori”. Era stato lo stesso Presidente della Knesset, Yuli Yoel Edelstein, a proporre i ritocchi al testo in discussione, dopo che dai Partiti di governo era giunto il segnale che non sarebbe stato approvato quello dove compariva l'espressione “Genocidio armeno”.
Il rinvio sine die della discussione e del voto sul Genocidio viene interpretata dai media turchi come un segnale di distensione inviato dal governo israeliano alla leadership turca.
All'inizio di giugno, come riferito dall'Agenzia Fides (vedi Fides 5/6/2018), lo stesso Presidente del Parlamento Edelstein aveva respinto le critiche per il rinvio della discussione sul progetto di legge per il riconoscimento del Genocidio armeno. Edelstein, in quell'occasione, aveva rivendicato l'intenzione di promuovere il riconoscimento del Genocidio rispondendo all'Arcivescovo Nourhan Manougian, Patriarca armeno apostolico di Gerusalemme, che in una missiva allo speaker della Knesset aveva espresso la sua amarezza per le notizie circolate su un possibile stop del processo avviato dalle istituzioni israeliane per discutere e eventualmente approvare il riconoscimento come “genocidio” dei massacri anti-armeni perpetrati in territorio turco tra il 1915 e il 1916. Nei giorni precedenti, i media israeliani avevano riferito di input giunti dal governo israeliano per rimandare il dibattito sulla questione del Genocidio armeno fino a dopo le elezioni presidenziali e parlamentari turche del 24 giugno. Secondo osservatori e analisti israeliani, l'apertura tale discussione in tale delicato frangente avrebbe potuto favorire politicamente il Presidente Recep Tayyip Erdogan, divenendo un argomento della sua campagna elettorale.
Dopo il duro scontro diplomatico tra Israele e il governo turco seguito all'ultimo massacro di palestinesi a Gaza, la proposta di riconoscimento del Genocidio armeno era stata stata presentata agli uffici competenti della Knesset dal deputato Itzik Shmuli, membro di “Unione Sionista”. La proposta era stata appoggiata da almeno 50 parlamentari appartenenti sia ai Partiti di governo – Likud compreso - che a quelli dell'opposizione. Tale proposta di legge prevedeva anche di istituire in Israele una giornata di commemorazione annuale del Genocidio armeno. Tre mesi prima, lo scorso 14 febbraio, lo stesso Parlamento israeliano aveva di fatto respinto un progetto di legge presentato da Yair Lapid, rappresentante del partito centrista e laico Yesh Atid, che avrebbe ufficializzato il riconoscimento da parte di Israele del “Genocidio armeno”. In quel frangente, il vice-ministro degli esteri israeliano, Tzipi Hotovely, aveva dichiarato che Israele non avrebbe preso ufficialmente posizione sulla questione del Genocidio armeno, “tenendo conto della sua complessità e delle sue implicazioni diplomatiche".
Il 26 aprile 2015 il Presidente israeliano Reuven Rivlin aveva ospitato presso la residenza presidenziale di Gerusalemme un evento commemorativo per ricordare i cento anni dagli stermini pianificati degli armeni avvenuti un secolo prima in Anatolia. Durante quella cerimonia, il Presidente Rivlin aveva ricordato che il popolo armeno fu “la prima vittima dei moderni stermini di massa”, ma aveva evitato di usare la parola “Genocidio” per indicare i massacri in cui morirono più di un milione e 500 mila persone. (GV) (Agenzia Fides 28/6/2018)


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