Città del Vaticano (Agenzia Fides) – In preparazione al Grande Giubileo dell’anno 2000, il Santo Padre Giovanni Paolo II indisse una serie di Assemblee continentali del Sinodo dei Vescovi (vedi TMA n.38), l’ultima delle quali fu dedicata all’Europa (1-23 ottobre 1999), sul tema “Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa”. Una precedente Assemblea del Sinodo dedicata all’Europa, si era svolta nel 1991, poco tempo dopo la caduta del muro di Berlino (1989).
Tenendo conto delle deliberazioni e delle indicazioni del Sinodo del 1999, Giovanni Paolo II ha reso pubblica il 28 giugno 2003, vigilia della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, l’Esortazione apostolica “Ecclesia in Europa”, articolata in una introduzione, sei capitoli ed una conclusione. La parola che attraversa tutto il documento è quella della “speranza”: “il Vangelo della speranza è Gesù Cristo, come Buona Notizia che la Chiesa può portare agli uomini e alle donne d’Europa, perché siano felici, e alla nuova Europa, che si vuole costruire, perché abbia fondamenta solide” come ha detto l’Arcivescovo di Madrid, Card. Antonio Maria Rouco Varela, che fu Relatore generale al Sinodo, presentando l’Esortazione apostolica nella Sala Stampa della Santa Sede.
Il documento segue come filo conduttore il libro dell’Apocalisse, quale icona biblica che illustra la nostra realtà: nella Chiesa primitiva, come oggi, l’inserimento dei cristiani nella storia è illuminato dalla vittoria di Gesù Cristo risorto. La costruzione della città terrena prescindendo da Dio o contro di Lui, non ha un futuro degno dell’uomo. Partendo da questa convinzione si osserva la realtà europea nella prospettiva della speranza. Tra i segni preoccupanti vengono citati la perdita della memoria e della eredità cristiana; la paura del futuro, che si manifesta nel vuoto interiore, nella bassa natalità, nel timore di assumere impegni definitivi; una diffusa frammentazione dell’esistenza che porta al decadimento della solidarietà interpersonale; alcune offerte di speranza come la scienza, il consumismo o le esperienze esoteriche, che certo non possono soddisfare l’autentica sete che si annida nel cuore dell’uomo.
Tra i segni positivi di speranza vengono messi in evidenza due aspetti: dal punto di vista della società civile l’edificazione della Unione Europea come comunità di popoli, secondo metodi democratici in modo pacifico e nel rispetto dei diritti umani. Dal punto di vista ecclesiale, segni di speranza sono il recupero della libertà per la Chiesa nell’Est europeo; il concentrarsi della Chiesa sulla sua missione spirituale e sul primato dell’evangelizzazione; l’accresciuta presa di coscienza della missione propria di tutti i battezzati; l’aumentata presenza della donna nella comunità cristiana.
Partendo da questa realtà, la Chiesa è consapevole di avere un tesoro da offrire all’Europa: Gesù Cristo, speranza per l’Europa. La fede cristiana nel passato ha dato un contributo fondamentale alla costruzione del continente europeo, ma la Chiesa è convinta che essa può dare ancora oggi un altro grande contributo alla costruzione dell’Europa dei valori e dei popoli.
Vivere, annunciare, celebrare e servire il Vangelo della speranza: questi quattro enunciati costituiscono il nucleo dell’Esortazione apostolica. Il Papa chiama tutti i cattolici d’Europa a vivere più in profondità il Vangelo della speranza, senza perdere l’identità cristiana compromettendosi con la logica del mondo. Quindi il Papa sottolinea la necessità di una autentica missione ad gentes tra i numerosi non battezzati e vasti settori sociali e culturali che attendono il primo annuncio della fede. Nella celebrazione cristiana è necessario poi avvertire il senso del mistero e tutta la sua profondità spirituale: in alcuni ambienti si va perdendo il significato autentico dei sacramenti e c’è il rischio di banalizzarli in quanto molti li chiedono senza una adeguata preparazione. Infine una Chiesa che vive l’esperienza dell’Amore di Dio deve preoccuparsi che gli uomini incontrino questo Amore: da qui nasce il servizio della carità e l’amore preferenziale per i poveri, in tutti i molteplici aspetti.
“L’Europa ha bisogno di un salto qualitativo nella presa di coscienza della sua eredità spirituale – conclude il Papa -. Tale spinta non le può venire che da un rinnovato ascolto del Vangelo di Cristo. Tocca a tutti i cristiani impegnarsi per soddisfare questa fame e sete di vita” (120).(S.L.) (Agenzia Fides 30/6/2003 – Righe 49; Parole 679)