Yangon (Agenzia Fides) - Nelle prime elezioni libere dopo 25 anni, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd), guidata dal Premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi: alla Camera bassa la vittoria della Lega è nettissima e, con 255 seggi, significa quasi i due terzi dell'Assemblea (440 seggi in tutto). I militari hanno 110 seggi garantiti dalla Costituzione. I due partiti etnici Shan e Arakan (12 seggi a testa) sono gli unici due con una sostanziale rappresentanza mentre gli altri partiti etnici (comunità diverse dai birmani, che contano per circa la metà dei 50 milioni di abitanti del Myanmar) restano stabili.
La Lega avrebbe in mente di affidare una delle due vicepresidenze (vengono espresse da Camera alta e bassa) al rappresentane di un partito etnico. Aung San Suu Kyi potrà essere il Premier del nuovo governo ma non potrà correre alla poltrona di presidente che, secondo le previsioni, andrà a un esponente della Lega. Secondo gli osservatori, i ministeri chiave (difesa, economia) resterebbero comunque nelle mani dei militari. Grazie ad eventuali alleanze con gruppi minori, il partito di Aung San Suu Kyi potrebbe anche tentare di cambiare la Costituzione, che attualmente le impedisce di diventare presidente.
Resta aperta la questione delle minoranze etniche che, dopo decenni di conflitto civile, vanno integrate nel tessuto sociale e politico. Infatti, a livello etnico, il gruppo predominante è quello dei birmani, che governa anche la “Lega Nazionale per la Democrazia”. Mentre ci sono gruppi come i musulmani Rohingya che non hanno nessun tipo di rappresentanza e non hanno nemmeno potuto votare, si apre ora per il governo la questione del negoziato con le minoranze etniche e le loro formazioni armate, che finora hanno combattuto. Dall’ottobre scorso è in vigore un generale cessate-il-fuoco ma, come notano gli osservatori, la riconciliazione nazionale resta una sfida aperta e un sentiero tortuoso, pieno di ostacoli. (PA) (Agenzia Fides 17/11/2015)