La legge del 1905, di cui il prossimo anno si celebra il centenario, regolamenta la laicità dello Stato. All’inizio è stata vissuta dalla Chiesa cattolica come una legge anticlericale, rigettata dal Papa e, in parte, accettata dopo gli accordi Briand-Cerretti. La legge stabilisce una separazione netta tra i poteri della Chiesa e quelli dello Stato Non è stata applicata su tutto il territorio della Repubblica e tuttora non è vigente sull’intero territorio.
I nuovi culti hanno difficoltà ad entrare in questo quadro e a trovare un posto al tavolo della Repubblica. I militanti della laicità devono dunque impedire le disuguaglianze di fatto di cui soffrono i nuovi culti e sviluppare i principi della legge del 1905 che sono le fonti della cittadinanza e dell’unione nazionale, sottolineando che si tratta di una legge di libertà e di uguaglianza e che l’interpretazione liberale corrisponde sempre alla volontà del legislatore nel rispetto però delle regole e dell’organizzazione proprie di ogni culto.
La legge del 1905 tuttavia non approfondisce l’aspetto della laicità pubblica, in effetti tratta soltanto le relazione tra Chiesa e Stato separando giuridicamente le istituzioni che erano fino a quel momento estremamente mescolate e non tratta che gli aspetti culturali. Altri aspetti fondamentali non sono toccati: codice civile, laicità degli spazi pubblici, la non discriminazione. Altri aspetti non sono che menzionati, in particolare la laicità della scuola pubblica e dell’insegnamento religioso che non può essere impartito ai bambini tra i 6 e i 13 anni nelle scuole pubbliche se non fuori dall’orario delle lezioni.
1. La legge del 1905 ha riconosciuto lo stato di fatto dei culti precedenti alla entrata in vigore della legge stessa e di conseguenza ne ha beneficiato il culto cattolico che ha avuto una posizione dominante.
2. La legge doveva essere estesa su tutti i territori della Repubblica, comprese le colonie (art. 43). Cosa è successo in Algeria? Il decreto del 1907 ha previsto la separazione soltanto dei culti cattolico, protestante, israelitico e non del culto musulmano. Principi imposti dalla legge: l’articolo 1 è sulla libertà, l’art. 2 stabilisce la separazione dei poteri.
3. La questione dei giorni feriali: tradizione o religione? Il calendario attuale è fondato sulle feste cattoliche. Si può prevedere un giorno di festa per le altre religioni?
Gran parte di questi problemi non risolti sono adesso al centro di polemiche e di tensioni anche aspre. Come, per esempio, quella del “velo in classe” che è stato vietato alle ragazze musulmane praticanti.
Questa breve analisi deve essere completata con quella che la Conferenza Episcopale Francese ha fatto sul tema della laicità, soprattutto nella sua “Lettre aux catholiques de France” Cerf, 1995 : Proposer la foi dans la société actuelle, p. 26-36. Durante la loro Assemblea plenaria del novembre 2003, in pieno dibattito sulla legge che riguardava l’ostentazione dei simboli religiosi a scuola, i Vescovi hanno potuto ascoltare una approfondita conferenza sulla storia delle relazioni Chiesa/Stato a partire dalla legge del 1905 e sulle evoluzioni positive registrate fino allora, da parte del professor René Rémond, accademico e storico, sul tema “La laïcité, un concept qui n’a cessé d’évoluer” ( cf. La Documentation catholique, n° 2307, 1er février 2004, p. 123-128).