VATICANO - “La Chiesa non vuole domandare perdono in maniera disordinata, ma con la conoscenza effettiva di ciò che è successo, anche perché la verità non può far paura” afferma il Card. Georges Cottier alla presentazione del volume che raccoglie gli Atti del Simposio Internazionale sull’Inquisizione del 1998.

martedì, 15 giugno 2004

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “In epoca moderna l’Europa ha visto in generale 100.000 processi effettuati da tribunali civili ed ecclesiastici. Di questi, 50.000 furono i processi operati da tribunali civili che hanno poi portato a condanne al rogo. Le condanne al rogo operate da tribunali ecclesiastici sono state 4 in Portogallo, 59 in Spagna, 36 in Italia, in tutto, quindi, meno di 100 casi”. Lo ha sottolineato il prof. Agostino Borromeo a margine della conferenza stampa di oggi, 15 giugno, per la presentazione del Volume di cui è stato il curatore, “L’Inquisizione”, Atti del Simposio Internazionale,. promosso dalla Commissione teologico-storica del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell’Anno 2000.
“Lo scopo del Simposio tenutosi dal 29 al 31 ottobre 1998” ha detto il Card. Georges Cottier, Pro-Teologo della Casa Pontificia, “fu di carattere scientifico. Perché una domanda di perdono che la Chiesa deve fare a riguardo dei propri errori del passato, non può riguardare che fatti veri e obbiettivamente riconosciuti. Non si chiede cioè perdono per alcune immagini diffuse all’opinione pubblica, che hanno più del mito che della realtà. Non per niente la Commissione è stata dichiarata Storico-teologica. Il contributo di storici era di fatto indispensabile”.
“La Chiesa” ha continuato il Card. Cottier “non vuole domandare perdono in maniera disordinata, ma con la conoscenza effettiva di ciò che è successo anche perché la verità non può far paura. Inoltre la Chiesa vuole domandare perdono a Dio e agli uomini per il peccato dei propri fratelli che possono, influenzati dalla mentalità dei tempi, aver usato violenza in nome della verità e, chiedendo perdono, riconosce che il peccato dei propri fratelli è anche il proprio”.
“Fu Giovanni Paolo II a chiedere chiarezza sull’Inquisizione” ha ricordato il Card. Roger Etchegaray, già Presidente del Comitato per il Grande Giubileo dell’Anno 2000, “ricordando la Tertio millennio adveniente che evoca l’inquisizione come un capitolo doloroso sul quale i Figli della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento (n.35)”.
È ancora Giovanni Paolo II a ricordare, in una lettera scritta al Card. Etchegaray proprio in occasione della pubblicazione degli Atti che “È giusto che la Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli nel ricordo di tutte quelle circostanze in cui, nell’arco della storia, essi si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo, offrendo al mondo, anziché la testimonianza di una vita ispirata ai valori della fede, lo spettacolo di modi di pensare e di agire che erano vere forme di antitestimonianza e di scandalo. Nell’opinione pubblica l’immagine dell’Inquisizione rappresenta quasi il simbolo di tale antitestimonianza e di scandalo. In quel misura questa immagine è fedele alla realtà? Prima di chiedere perdono, è necessario avere una conoscenza esatta dei fatti e collocare le mancanze rispetto alle esigenze evangeliche là dove esse effettivamente si trovano”.
Alla conferenza stampa era presente anche il Card. Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di SRC, che ha presentato il volume: esso “porta il numero 417 della serie “Studi e testi” della Biblioteca Apostolica Vaticana, una serie prestigiosa che tre anni fa ha compiuto un secolo di vita. Come tutte le pubblicazioni che vi sono accolte, essa pure ha superato l’esame di una Commissione Editoriale ed è stata accettata nella serie per il suo valore scientifico ma anche per la sua attualità, in qualche maniera rivitalizzata alla vigilia del Grande Giubileo dell’Anno 2000. (P.L.R.) (Agenzia Fides 11/6/2004 - Righe 37; Parole 527)


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