AFRICA/SOMALIA - L'Alto Commissariato ONU in aiuto ai somali che rientrano a Mogadiscio, dove perdura l'instabilità

mercoledì, 15 aprile 2009

Mogadiscio (Agenzia Fides)- Mentre l'attenzione della comunità internazionale è concentrata sui sequestri di imbarcazioni commessi dai pirati somali, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ricorda in un comunicato, inviato all'Agenzia Fides, il dramma dei rifugiati e degli sfollati interni.
Secondo l'organismo umanitario dell'ONU sono circa 60.000 le persone che hanno fatto ritorno a Mogadiscio dall’inizio del 2009. La maggior parte di loro si trovava in campi per sfollati interni nelle regioni del Basso e Medio Shabelle, nella Somalia centro-meridionale, e nelle regioni di Hiraan, Galgaduud e Mudug, nella Somalia centrale.
L'UNHCR riferisce inoltre che vi sono 2.200 rimpatriati dal Kenya, 300 dallo Yemen e 20 dall’Etiopia, e di un gruppo misto di circa 900 rifugiati e rimpatriati forzati dall’Arabia Saudita. Anche se nel mese di marzo la situazione a Mogadiscio è stata relativamente calma, gli scontri ripresi alla fine del mese tra un gruppo armato di opposizione e le forze governative hanno messo in fuga circa 1.200 persone. Sebbene i rimpatri costituiscano indubbiamente segnali positivi e la soluzione migliore rimanga quella dei rimpatri sostenibili di rifugiati e sfollati, al momento l’UNHCR non sta incoraggiando il ritorno a Mogadiscio a causa della perdurante instabilità e della mancanza dei servizi di base.
I rimpatriati stanno affrontando una serie di problemi fra i quali la mancanza di alloggi adeguati. Molte abitazioni dei quartieri in cui la popolazione sta tornando sono state distrutte durante i pesanti scontri degli ultimi due anni. L’UNHCR sta guidando un’operazione interagenzie di valutazione della situazione a Mogadiscio che servirà anche a sviluppare una politica adeguata di assistenza e protezione della comunità umanitaria con particolare riferimento alle comunità dei rimpatriati. L’UNHCR si sta inoltre ristabilendo a Mogadiscio che aveva lasciato, come tutti gli altri operatori umanitari, dopo che le condizioni di sicurezza si erano deteriorate nel luglio 2008 in seguito a uccisioni e rapimenti di agenti delle Nazioni Unite, tra cui il capo dell’ufficio UNHCR a Mogadiscio.
L’8 aprile il rappresentante dell’UNHCR in Somalia ha visitato Mogadiscio con altre agenzie umanitarie ed ha partecipato ad una riunione con il nuovo Ministro per gli Affari Umanitari durante la quale si è discusso dei prossimi passi da fare per sostenere i rimpatriati e gli sfollati. Nonostante i rimpatri a Mogadiscio siano un segnale positivo, l’insicurezza in alcune regioni del Paese, insieme alla siccità e alla mancanza di mezzi di sostentamento per le popolazioni sia rurali che urbane, continua a spingere migliaia di somali a fuggire in Paesi vicini. Da gennaio 2009 più di 24.000 rifugiati somali sono fuggiti in Kenya e circa 3.000 sono entrati in Etiopia, mentre altre 10.000 persone hanno abbandonato le loro case nello stesso periodo a causa della grave siccità che ha colpito duramente molte parti del Paese. Circa 8.000 persone colpite dalla siccità si sono spostate nei distretti di Kismaayo e Badhaade, nella regione del Basso Juba, mentre più di 2.000 si sono spostate da zone rurali a zone urbane a Galgaduud, nella Somalia centrale.
La più grave siccità degli ultimi 30 anni ha provocato la morte di numerosi capi di bestiame colpendo duramente le comunità che vivono prevalentemente di pastorizia. (L.M.) (Agenzia Fides 15/4/2009 righe 39 parole 524)


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