AFRICA/BURKINA FASO - Il Comitato di Bioetica cattolica: l’Aids non è solamente una patologia biologica, in quanto ai nostri giorni la società tende anch’essa a perdere la sua immunità acquisita nei confronti dei valori, della verità e dell’etica

mercoledì, 1 aprile 2009

Ouagadougou (Agenzia Fides) – “Con il Santo Padre, noi ribadiamo con tutte le nostre forze: No alla banalizzazione della sessualità che induce ad un comportamento irresponsabile, in quanto la promiscuità sessuale è causa di numerosi mali, morali e fisici; No ad una educazione sessuale senza dimensione morale, che consista nell’incitare e iniziare precocemente i giovani alla sessualità, e che li predispone ad abbandonare ogni ritegno, al vagabondaggio sessuale e alle infezioni sessualmente trasmissibili. Teniamo a ribadire che la Chiesa apporterà sempre il suo contributo alla lotta contro l’Aids/Hiv in Burkina Faso, sostenendo il quadro strategico elaborato a questo scopo, e rimanendo sempre a fianco delle persone che soffrono”. E’ quanto afferma il Comitato di Bioetica cattolica della Conferenza Episcopale di Burkina Faso e Niger, in un suo comunicato inviato all’Agenzia Fides.
Tornando sulla interpretazione data da alcuni mass media internazionali alle parole del Santo Padre Benedetto XVI in viaggio verso il Camerun sulla lotta all’Aids – denigrandolo senza alcun rispetto e paragonandolo a un personaggio dei secoli passati - e sull’uso del preservativo, il documento riporta integralmente la domanda posta dal giornalista e la risposta data dal Papa. “Una frase tolta dal suo contesto diventa un’arma a doppio taglio, in quanto ogni lettore può interpretarla come vuole” mette in rilievo il documento, facendo riferimento al fatto che alcuni hanno estrapolato una frase del Papa dalla sua articolata risposta (“non si può superarlo con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema”) per presentarla come motivo di scandalo.
Il documento esorta ad “essere vigilanti per non lasciarsi suggestionare da certa stampa che ha per unico scopo il sensazionale o distogliere l’attenzione dai veri problemi. L’Aids che è ‘sindrome da immunodeficienza acquisita’ non è solamente una patologia biologica, in quanto ai nostri giorni la società tende anch’essa a perdere la sua immunità acquisita nei confronti dei valori, della verità e dell’etica. In questo senso siamo affetti da un ‘Aids culturale’ che sta infettando il nostro mondo e la sua contagiosità diventerà sempre più incalcolabile”.
Il Comitato di Bioetica cattolica sottolinea che “alcuni giornalisti, approfittando della loro posizione e del loro compito, senza tenere conto della deontologia dell’informazione, hanno criticato severamente il Papa quando non ha detto nulla di nuovo sulla posizione della Chiesa per quanto riguarda i rapporti tra profilattici e Aids. Chi conosce i principi della Chiesa sa che il Papa non dirà cose nuove in una semplice intervista, ma se è il caso scriverà una enciclica sul tema”.
Viene quindi ribadito il pensiero espresso da Benedetto XVI sul tema: denunciare la grave responsabilità di quanti propugnano una ideologia di libertà sessuale attraverso l’uso del preservativo; ricordare che la strada migliore nella lotta all’Aids è quella di una educazione civile e religiosa nel senso della responsabilità; presentare le tre forme di lotta contro l’Aids in cui è impegnata la Chiesa: educazione alla responsabilità delle persone nell’uso della sessualità e riaffermazione del ruolo essenziale del matrimonio e della famiglia, ricerca e applicazione di terapie efficaci mettendole a disposizione del maggior numero possibile di malati (il 25% dei centri sanitari che nel mondo si occupano di malati di Aids è costituito da strutture cattoliche), assistenza umana e spirituale dei malati di Aids e di tutti i malati, che sono sempre nel cuore della Chiesa.
Illustrando la posizione della Chiesa del Burkina Faso sull’Aids, il documento sottolinea che si tratta della posizione della Chiesa universale, con una lotta collettiva e individuale. “La Chiesa, che mira alla perfezione ed alla santificazione di tutti gli uomini di buona volontà, propone un mezzo incontestabilmente sicuro per vincere l’Aids: l’astinenza e la fedeltà. Certamente ogni stato laico può liberamente proporre alla sua popolazione altri metodi di lotta. Ma certamente non sarà solamente la distribuzione di preservativi nelle scuole, nei collegi, nei licei, nei villaggi e sulle piazze dei mercati che ridurrà la prevalenza dell’Aids in Africa e nel mondo”. Nella parte conclusiva si ricorda che l’Aids non è solo una malattia fisica, in quanto colpisce anche la psicologia della persona infettata, le sue relazioni e l’intera società, per cui non ci si può limitare a combatterla con il preservativo. “Occorre una formazione appropriata, una educazione alla responsabilità individuale e collettiva, ed è su questo punto che le coscienze devono essere illuminate”. (S.L.) (Agenzia Fides 1/4/2009; righe 50, parole 712)


Condividi: