Massimo Camisasca - “DON GIUSSANI. LA SUA ESPERIENZA DELL'UOMO E DI DIO” - Ed. San Paolo

martedì, 10 febbraio 2009

Roma (Agenzia Fides) - Il nuovo libro di Massimo Camisasca è una introduzione al pensiero di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, scomparso il 22 febbraio 2005. E' una biografia spirituale, il primo libro di questo tipo a essere pubblicato su Giussani, che offre uno sguardo sintetico su tutta la sterminata produzione del sacerdote lombardo. Per Camisasca, "certamente Giussani è stato un genio, un genio dell'umano e della fede, ma soprattutto l'amico che avresti voluto trovare sul sedile accanto a te, durante il viaggio della vita" (dall'introduzione). In modo analogo, questo libro è l'ideale compagno di viaggio per chi vuole approfondire la conoscenza di Giussani attraverso i suoi scritti. Pochi sono stati al fianco di Giussani più tempo di Camisasca, che si è legato a lui mentre frequentava il liceo Berchet a Milano nel 1960. E pochissimi hanno il dono di sintesi e esposizione, insieme semplice e profondo, dell'autore del presente testo.
Se "Don Giussani: la sua esperienza dell'uomo e di Dio" è adatto ai lettori neofiti, si propone ugualmente agli addetti ai lavori proprio perché in un colpo d'occhio restituisce anche al lettore avvezzo la totalità del pensiero di Giussani. Facilita il confronto fra periodi e tematiche distanti. Inoltre è ricchissimo di note (più di 400) e di rimandi ai testi originali, anche a quelli non pubblicati. Camisasca infatti ha avuto la possibilità di accedere a moltissimo materiale non pubblicato durante la stesura dei suoi tre volumi sulla storia di CL (Comunione e Liberazione. Le origini, La ripresa, Il riconoscimento, San Paolo, 2001, 2003, 2006).
Il libro inizia con un capitolo sulla vita di Giussani. Poi l'autore si addentra nel punto sorgivo del suo pensiero: il rapporto bellezza-verità. Da qui un'analisi importante dei testi scritti dal 1954 al 1965, che contengono in nuce lo sviluppo che i decenni successivi porteranno. Poi viene esaminata la vocazione di educatore del sacerdote lombardo, attraverso la lettura de Il rischio educativo.
Il centro del libro è costituito invece da tre capitoli dedicati ai tre volumi della catechesi fondamentale (il PerCorso) che Giussani offriva agli aderenti di CL: Il senso religioso, All'origine della pretesa cristiana, e Perché la Chiesa. Non manca un affondo sull'ecumenismo, dall'inizio una tematicha che Giussani e il suo movimento hanno sentito profondamente consona. Poi viene esaminata brevemente la crisi del 1968 e il suo rapporto con la fine di GS e la nascita di CL nel 1969.
Dalle ceneri della contestazione Giussani trova una nuova essenzialità, e punta l'attenzione sulla "frammentazione dell'io" e sulla sua rinascita. E' interessante leggere alcune delle critiche più radicalmente pessimiste della società contemporanea - "l'effetto Chernobyl" o "l'anoressia dell'umano" (p. 113) - poche pagine dopo l'esposizione dei concetti fondamentali del PerCorso: la vicinanza permette una lettura più contestualizzata delle prime e una percezione più profondamente esistenziale dei secondi.
Arriva così a parlare della vita come vocazione, e quindi della rilettura sorprendente che Giussani fa dei concetti di santità, lavoro, preghiera, e i tre consigli evangelici (obbedienza, povertà, verginità), che lui propone come ideale per la vita di tutti, compresi gli sposati. Conseguenza diretta di questa impostazione della vita porta a un impegno in politica come "passione per l'uomo".
Gli ultimi due capitoli sono dedicati all'ultimo decennio della vita di Giussani, contrassegnati da una sempre più grande essenzialità nel pensiero e nella comunicazione di esso, che trova in Maria la sua figura più alta. Liricamente, il libro si conclude citando un testo del settembre 2000: "La cosa più bella da dire è che abbiamo ad essere misericordiosi, ad avere misericordia gli uni verso gli altri... di fronte a tutti i peccati della Terra sarebbe ovvio dire: "Dio distrugga questo mondo così!". Invece Dio muore per un mondo così, diventa uomo e muore per gli uomini, tanto che questa misericordia rappresenta il senso ultimo del Mistero."
Offriamo ai lettori di Fides il testo integrale del secondo capitolo del libro, "L'attrattiva della bellezza".
«Ferito dal desiderio della bellezza». In questa espressione usata dal Cardinale Joseph Ratzinger, nell’omelia alle esequie di don Giussani, il 24 febbraio 2005, sta la rivelazione conclusiva e sintetica della sua vita. Giussani è stato un maestro della ragione. La sua battaglia per una riscoperta delle piene capacità di essa ha accompagnato tutta la sua esistenza. Non solo la ragione formale, la ragione dei calcoli e delle dimostrazioni, ma anche la ragione che sa avvicinarsi ai sentimenti dell’uomo, per ordinarli e guidarli, capace di cogliere i segni nascosti nelle cose e negli avvenimenti. Una ragione che si commuove e commuove, senza per nulla abdicare al suo rigore. Capace di portare l’uomo alle soglie del Mistero, di vederlo implicato nella sua stessa lettura della vita. Una ragione, sinteticamente, in grado di vedere nel bello la strada verso la verità.
Don Giussani per questo si è sempre rivolto con estremo interesse al fatto artistico, fin da piccolo. Da quando suo padre lo ha aperto alla scoperta della musica operistica, sinfonica, sacra. Da quando ha cominciato (a quattordici anni!) a studiare a memoria le poesie di Leopardi, da una parte usandole come preghiere di ringraziamento dopo la comunione, suscitando così le preoccupazioni dei superiori del seminario, dall’altra correndo il rischio di seguire il poeta nella sua scelta scettica e nichilista. .
Musica e canto, poesia e letteratura, sono state passioni permanenti, fino alla morte. Il nostro autore non si è mai accostato ad esse come a mondi specialistici, come a settori dell’essere destinati a professionisti. Ha visto sempre il verso e la melodia come parte della vita, espressioni di essa e guida ad una sua lettura. Non erano cosa diversa dalle montagne, di cui pure era stupito ammiratore, dal mare, dai fiori, da tutto ciò, insomma, che può colpire, rallegrare, riempire di sé, rimandare all’esistenza con maggior chiarezza e lena.
È lui stesso che accomuna tutti questi mondi: «Nella musica, nel panorama della natura, nel sogno notturno (come scrive nel suo Canto notturno… Leopardi), è a qualcosa d’altro che l’uomo rende il suo omaggio… Il suo entusiasmo è per qualcosa che la musica, o tutto ciò che è bello al mondo, ha destato dentro» .
Proprio perché nell’arte vedeva la strada più vera per una comprensione della vita, Giussani non ha mai amato, né concepito l’arte fine a se stessa, l’ars gratia artis. Il fondatore di Comunione e Liberazione ha fatto dell’evento artistico il cuore della sua educazione.
Nelle occasioni di incontro desiderava che l’ascolto delle parole venisse introdotto, e quasi preparato, dall’ascolto di canti o di musica sinfonica. Si preoccupava dell’ordine della sala, dell’acustica, dei pannelli (sempre raffiguranti opere di grandi artisti) che aiutassero l’immaginazione e il pensiero. Tutto era parte di un unico gesto, di un unico evento.
Così i suoi libri sono ricchissimi di rimandi a poeti, a testi di prosa, di teatro, ad autobiografie. Non sono citazioni, cioè testi che vengono in aiuto a tesi da dimostrare, ma vera parte integrante del racconto. Sono centinaia gli autori che si vengono così a conoscere leggendo don Giussani.
Certo, aveva i suoi preferiti: Leopardi, Pascoli, Claudel, Péguy, Milosz, Eliot e Pavese. Nella musica amava Pergolesi, Mozart, Beethoven, Schubert, Chopin, Dvorák, Rachmaninov. Non tutto, ovviamente, e non allo stesso modo. Le grandi scelte musicali su cui ha costruito il suo diletto e l’educazione dei ragazzi sono evidenziate dalla collana di cd «Spirto gentil», da lui voluta, dove frutto della sua scelta non sono solo gli autori, i brani, ma anche gli interpreti e le particolari incisioni. E ogni disco è impreziosito da una sua introduzione all’ascolto.
Allo stesso modo ha voluto una collana di libri che raccogliesse quelli a lui più cari e significativi.
Ha amato incontrare e conoscere i grandi uomini dell’arte: lui stesso li affascinava con la penetrazione del suo sguardo: si pensi, per tutti, a William Congdon e a Giovanni Testori.
Poesia, musica, avvenimento cristiano, comunicazione ed educazione ad esso sono una sola cosa per Giussani. Prendiamo, per esempio, Alla sua donna di Leopardi : «Se dell’eterne idee l’una sei tu…» . «Questa è stata la strofa che mi ha travolto… la vita. Perché dice: se tu, bellezza, che, quand’ero ragazzo, credevo di trovare per le strade…; se tu bellezza sei un’idea di Platone che vive nell’iperuranio,… oppure vivi in qualche altro pianeta più felice della terra,… perché sdegni di rivestirti di carne e… in un corpo carnale portare i dolori e la morte?… Se tu questo sdegni perché sei una delle realtà eterne, “di qua dove son gli anni infausti e brevi, questo d’ignoto amante inno ricevi”. Quando lessi questa strofa la prima volta – mi ricordo come se fosse oggi, la giornata di inizio dell’anno scolastico del mio seminario, in prima liceo a 15 anni, – dissi: ma… che cos’è… l’annuncio cristiano se non questo?» . «Che cosa è questa Bellezza col B maiuscolo, la Donna col D maiuscolo? È quel che il cristianesimo chiama Verbo» .
A conclusione di questo primo approccio alla personalità di don Giussani, non si può evitare di andare con il pensiero a sant’Ambrogio. Anche lui aveva educato il suo popolo attraverso i canti. E l’insegnamento di sant’Ambrogio, arrivato a don Giussani attraverso la liturgia che porta il suo nome e la grande tradizione della Chiesa ambrosiana, permeò la sua vita. Soprattutto il senso concreto dell’uomo peccatore e salvato, lo stupore per la misericordia di Dio più grande del nostro male, il gusto per tutto ciò che è bello. E una fedeltà «in piedi», non servile, ma reale e sacrificata all’autorità della Chiesa. Don Giussani, prete ambrosiano. (S.L.) (Agenzia Fides 10/2/2009)


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