AMERICA/STATI UNITI - Aumenta la produzione di grano e riso, ma i Paesi poveri pagheranno di più le importazioni di generi alimentari a causa della crisi finanziaria

giovedì, 27 novembre 2008

New York (Agenzia Fides) - Se la crisi economica, la crescita esponenziale del prezzo dei carburanti, alcuni gravi disastri ambientali, avevano nei mesi scorsi fatto temere il peggio per le produzioni alimentari di più largo consumo, dalle Nazioni Unite e dalle diverse agenzie impegnate su questi fronti, sono arrivati nei giorni scorsi dati positivi. In sintesi: la produzione di cereali ha avuto un exploit tale nel corso dell’anno da andare a ricostituire anche le scorte che si erano esaurite nel periodo precedente. Tuttavia questo risultato, indubbiamente positivo, non produrrà vantaggi immediati per i Paesi in via di sviluppo che dovranno pagare un terzo in più l’importazione dei generi alimentari: è la conseguenza dell’attuale crisi finanziaria.
Analizzando nel dettaglio alcuni degli elementi principali di questo cambiamento di scenario, si constata che per la produzione cerealicola mondiale nel periodo 2008-2009 si prevede un aumento del 5,3 per cento, il che significa che raggiungerà 2.24 miliardi di tonnellate. La produzione mondiale di grano, prevista sempre per il 2008-2009, crescerà di 677 milioni di tonnellate e raggiungerà un nuovo record in ragione dei raccolti più abbondanti che si prevedono in Europa, Nord America ed Oceania. Importante anche il buon risultato della produzione risicola (previsti per il 2008/09 450 milioni di tonnellate) con conseguente calo dei prezzi che dovrebbe migliorare, almeno in questo caso, la situazione dei consumatori rispetto all’anno scorso. E’ questo un dato di particolare rilievo in quanto il riso è il principale alimento in molte regioni tra le più povere del pianeta, in particolare in Asia.
Da segnalare ancora che la produzione mondiale di cereali secondari (prevista a 1.11 miliardi di tonnellate) riuscirà più che a soddisfare l’aumento del consumo. La produzione ittica globale – invece - dovrebbe aumentare solo dell’uno per cento nel 2008, registrato nel settore dell’acquacoltura. Le difficoltà di molte banche pesantemente coinvolte nel finanziamento della pesca da cattura e nello sviluppo di quella d’allevamento, sono fattori che limiteranno la disponibilità di credito al settore.
In questo scenario che presenta dunque alcuni aspetti positivi, i Paesi in via di sviluppo saranno quelli che quest’anno pagheranno il prezzo più alto per le importazioni alimentari; il costo dell’acquisto di cibo sui mercati internazionali per i paesi maggiormente vulnerabili dal punto di vista economico è infatti lievitato di circa un terzo rispetto allo scorso anno, si tratta del più grande incremento annuo mai registrato. La conseguenza non è indifferente: a causa di prezzi alimentari più alti, il numero delle persone che soffrono la fame nel solo 2007 è aumentato di 75 milioni. Il problema resta quello della fragilità dei mercati finanziari globali, della volatilità dei prezzi e quindi degli improvvisi sbalzi dei costi, tutti fenomeni che ricadono gravemente sulle popolazioni più povere del Pianeta.
In una Nota diffusa il 22 novembre, dedicata all’attuale crisi finanziaria globale e alle sue conseguenze, il Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” ha osservato: “Occorre evitare che si inneschi la catena del protezionismo reciproco; piuttosto si devono rafforzare le pratiche di cooperazione in materia di trasparenza e di vigilanza sul sistema finanziario. In particolare, è importante che il pur necessario confronto politico fra i Paesi più ricchi non porti a soluzioni basate su accordi esclusivi, ma rilanci uno spazio di cooperazione aperto e tendenzialmente inclusivo”. (Mtp) (Agenzia Fides 27/11/2008)


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