AFRICA/KENYA - La Chiesa cattolica chiede al governo di dialogare con i Mungiki e un'inchiesta indipendente sulle torture ai ribelli del Mont Elgon

mercoledì, 14 maggio 2008

Nairobi (Agenzia Fides)- La Chiesa cattolica, insieme ad altre realtà religiose e sociali del Kenya, moltiplica gli interventi per chiedere verità e giustizia in due vicende che destano preoccupazione in un Paese ancora segnato dalla crisi dei mesi scorsi (vedi Fides 14/4/2008). Il Vescovo di Kitale, Mons. Maurice Anthony Crowley, ha chiesto un'indagine sui presunti casi di tortura commessi dall'esercito nei confronti dei ribelli del Mont Elgon (vedi Fides 11/3/2008). Circa 1.200 persone accusate di aver preso parte alle operazioni del Sabaot Land Defence Force (SLDF) sostengono di essere state torturate dalle forze dell'ordine. Per chiarire questa vicenda, che rischia di fomentare nuovo risentimento e nuovo odio, Mons. Crowley ha chiesto un'inchiesta indipendente da parte delle Nazioni Unite per stabilire "chi sono i responsabili delle torture e degli assassinii di persone innocenti. Vogliamo sapere come queste persone sono state catturate e come sono state trattate. Chi le ha torturate? Solo un'inchiesta indipendente può rispondere a queste domande".
Le autorità locali respingono le accuse e puntano il dito contro i ribelli, che ricorrerebbero a torture e mutilazioni nei confronti di quanti sono sospettati di essere informatori della polizia.
Un altro focolaio di tensione, nel Kenya post crisi, è rappresentato dalla setta dei Mungiki, che è sul piede di guerra per l'uccisione (sembra da parte della polizia) di alcuni suoi importanti esponenti (vedi Fides 30/4/2008). Secondo quanto riferisce l'Agenzia cattolica CISA la Chiesa cattolica, che in passato aveva preso posizioni molto critiche nei loro confronti, si è unita ad altre confessioni religiose per chiedere al governo di avviare un dialogo con i Mungiki. "Il governo sta negando la realtà. Questo gruppo (i Mungiki) non è una piccola forza che si può escludere solo con dichiarazioni alla radio e alla televisione. Occorre un'altra strategia per affrontare questa setta" afferma un documento sottoscritto da Sua Eminenza il Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi, dall'Arcivescovo Emerito di Mombasa, Mons. John Njenga, dal Vescovo ausiliario di Nairobi, Mons. David Kamau, e da alcuni esponenti delle confessioni anglicana e presbiteriana.
La setta dei Mungiki ha suscitato un forte allarme sociale nel Paese a causa delle violenze commesse dai suoi appartenenti. Il governo ha avviato una campagna repressiva nei loro confronti ma i leader religiosi ritengono che occorre ascoltare le ragioni di "questi giovani Mungiki che sono energici, mediamente istruiti, ma senza lavoro e costretti a vivere nell'assoluta povertà. Non possono morire di fame mentre i ricchi e l'élite mangiano il superfluo".
I leader delle principali confessioni cristiane del Kenya accusano alcuni politici di istigare alla violenza i giovani per perseguire i propri scopi. "Bisogna dire ai politici di smetterla con il metodo dell'usa e getta. I Mungiki sono delle persone, non degli oggetti". Il messaggio si conclude con un appello al governo perché dialoghi con i membri della setta e perché siano "assegnati dei fondi per avviare attività economiche e ridurre la povertà e la miseria". (L.M.) (Agenzia Fides 14/5/2008 righe 40 parole 517)


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