La “Chiesa del silenzio” perseguitata dalla dittatura comunista perché fedele al Papa

giovedì, 10 aprile 2008

Roma (Agenzia Fides) - La Chiesa del silenzio: a questo erano sottoposti soprattutto quanti professavano la fede cristiana durante la dittatura comunista, nei paesi dell’est. La Slovacchia visse 49 anni di persecuzione, di barbarie, di violenza, anni in cui il comunismo produsse anche un ateismo diffuso. L’allora Vescovo Jan Korec, poi Cardinale, fu rinchiuso, come molti altri religiosi, in una cella buia, stretta e senz’aria per 12 anni, fin dal 1960. L’accusa era quella di essere fedele al Papa e alla Chiesa di Roma; un’accusa che per il Cardinale era un motivo di vanto. Solo la fedeltà e l’aiuto di Dio riuscirono, infatti, a rendergli sopportabile il carcere e i campi di lavoro. Per saperne di più sulla drammatica realtà di quegli anni, “Cristo nel freddo dell’est” propone un viaggio nel freddo est, nella parte del mondo maggiormente colpita dall’ideologia e dalla dittatura comunista. Un programma realizzato con la collaborazione di Mons. Massimo Camisasca e la supervisione dei testi di Mons. Mauro Piacenza. (P.C.) (Agenzia Fides 10/4/2008; righe 11, parole 162)


Condividi: