AFRICA - I segreti del “tassista delle armi”

sabato, 8 marzo 2008

Roma (Agenzia Fides)- L’arresto del più famoso e “mediatizzato” trafficante d’armi del mondo segna una svolta per l’Africa? Viktor Bout, icone del traffico d’armi, è stato arrestato in Thailandia con un’operazione degna del film “La Stangata”: agenti dell’antidroga statunitensi fingendosi acquirenti della guerriglia colombiana (le FARC) lo hanno attirato in una trappola, preparata con l’aiuto delle autorità di Bangkok.
Già le modalità del suo arresto sono un paradigma di quello che rappresenta Bout: un trafficante globale capace di agire in ogni parte del mondo, un agente di commercio al servizio dei potenti di turno. Per indurre in trappola Bout si è fatto ricorso all’aiuto dell’Interpol e delle autorità di polizia di diversi Paesi, e si sono dovuti organizzare appuntamenti in America Latina, in Europa e in Asia.
La tempistica dell’arresto, con l’accusa di tentare di vendere armi alla guerriglia colombiana (definita come un gruppo terroristico da Washington), potrebbe apparire curiosa, proprio nel momento in cui si era creata una forte situazione di tensione in America Latina a causa delle FARC. Ma l’operazione che ha condotto alla sua cattura era iniziata da tempo, e il suo arresto in questo momento appare dettato da una tempistica interna all’indagine e non sembra essere stata condizionata da altri fattori.
Bout quindi viene arrestato per un reato commesso in America Latina ma la sua area di attività più importante è stata l’Africa dove ha iniziato la sua “carriera”. Praticamente non è esistita guerra africana degli ultimi 15 anni che non sia stata combattuta con armi trasportate dalla flotta aerea di Bout. In effetti Bout non era un trafficante vero e proprio ma il gestore di un’imponente flotta di aerei cargo, specializzata nelle consegna, nei posti più sperduti del mondo, di carichi di armi, molte delle quali provenienti dagli immensi depositi dei Paesi ex comunisti dell’Europa Orientale. Per questo motivo Bout è ricercato dalla Corte Penale Internazionale per complicità nei crimini di guerra nel conflitto civile in Sierra Leone e in Liberia. I suoi aerei hanno rifornito di armi anche i combattenti dei conflitti in Angola, Sudan, Repubblica Democratica del Congo. Un “imprenditore” a tutto campo che secondo il suo biografo, Douglas Farah, armava contemporaneamente entrambi i contendenti di una guerra. È accaduto in Africa così come in Afghanistan dove avrebbe armato i Talebani e i loro nemici delle forze dell’Alleanza del nord.
Bout è stato quindi una figura centrale nelle guerre africane degli anni ’90 e dei primi anni del 21esimo secolo. Guerre dove i contendenti locali, in gran parte soggetti non statali (guerriglieri, milizie, ecc..), combattevano per il controllo delle risorse di un territorio, dal legname ai diamanti. Risorse che erano depredate con la complicità di reti criminali transnazionali dotate di capacità logistiche e finanziarie di prim’ordine. In questo contesto Bout era l’armiere che agiva di concerto con altri attori internazionali nel depredare l’Africa. Il suo arresto quindi ha una forte valenza simbolica per l’Africa ma da solo non basta. Il suo posto sarà preso da altri se non si ferma la logica predatoria di chi sfrutta le ricchezze africane.
Non si dimentichi infine, che se Bout ha potuto per anni agire indisturbato è grazie a protezioni potenti, anche di una parte di quelle amministrazioni che per anni gli hanno dato la caccia. “Mio fratello era un tassista” ha detto il fratello di Bout dopo il suo arresto: un tassista che ha svolto operazioni “sporche” anche per conto di Stati che così potevano negare “plausibilmente” il loro coinvolgimento. Quanti segreti è allora in grado di rivelare? (L.M.) (Agenzia Fides 8/3/2008 righe 42 parole 576)


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