AFRICA/UGANDA - “Capisco che bisogna porre fine alla guerra, ma non si possono dimenticare le vittime e i danni enormi provocati dalla guerriglia” dice un missionario dopo l’accordo con la guerriglia

giovedì, 21 febbraio 2008

Kampala (Agenzia Fides)- “Non conosco ancora tutti i dettagli dell’accordo, ma da quello che è emerso finora sui giornali locali, mi lascia perplesso” dice all’Agenzia Fides p. Tonino Pasoline, missionario comboniano, Direttore di Radio Pacis in Uganda dove il governo ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’Esercito di Resistenza del Signore (LRA), la guerriglia che da più di 20 anni insanguina il nord del Paese. In base alle intese i crimini minori commessi dai guerriglieri saranno giudicati da tribunali tradizionali locali, mentre i crimini più gravi saranno deferiti a un tribunale speciale ugandese. In questo modo la dirigenza dell’LRA sfuggirebbe al giudizio della Corte Penale Internazionale che ha emesso un ordine di cattura nei confronti dei 4 principali esponenti del movimento di guerriglia per crimini contro l’umanità.
“Capisco che bisogna porre fine alla guerra, ma non si possono dimenticare le vittime e i danni enormi provocati dalla guerriglia. Soprattutto non si può dimenticare l’esigenza di dare un minimo di giustizia alle vittime anche perché se si crea ingiustizia si rischia di seminare i germi di una nuova guerra. Sul piano legale, non sono un esperto, ma ricordo che l’Uganda ha aderito alla Corte Penale Internazionale. Mi chiedo quindi come possa chiedere una deroga per giudicare i capi dell’LRA” dice il missionario.
“Vi sono ancora milioni di persone nei campi profughi. Alcuni di loro sono tornati nei loro villaggi, molti altri preferiscono rimanere nei campi profughi perché hanno paura: fino a quando non vi sarà il ritorno effettivo della pace, non si fidano di ritornare alle loro case, anche perché molte abitazioni sono state distrutte. Bisogna quindi pensare a ricostruire il nord Uganda” continua p. Pasoline.
“Le popolazioni del nord aspirano alla pace e a questo punto vogliono un accordo. Si rimane comunque perplessi nel vedere i negoziatori dell’LRA, gente della diaspora di Londra, che per anni ha finanziato la guerra, sedersi al tavolo della trattativa senza che nessuno chieda conto delle loro azioni passate. Altra perplessità è il fatto che l’LRA si rifiuti di rivelare il nascondiglio del loro leader, Joseph Kony, che continua a negarsi ai media. Non dimentichiamo poi che il numero due dell’LRA, Vincent Otti, è stato ucciso in una disputa politica con Kony. Otti era considerato più accomandante nel negoziato e probabilmente ha pagato con la vita la sua disponibilità a raggiungere un compromesso con il governo” spiega il Direttore di Radio Pacis.
P. Pasoline è stato una vittima dell’LRA: “L’8 marzo di 11 anni fa mi trovavo in un convoglio che è stato attaccato dai guerriglieri. Furono bruciati 5 bus e altri 9 veicoli. In tutto perirono 180 persone. Io mi salvai perché ero l’unico bianco”.
L’Uganda deve anche far fronte alle conseguenze economiche della crisi ugandese. P. Pasoline spiega che “la nostra radio per operare 24 su 24 deve far ricorso a generatori autonomi, perché riceviamo elettricità esterna per sole 4 ore. Da quando è scoppiata la crisi in Kenya, il prezzo del diesel è aumentato, abbiamo avuto un picco nella fase più acuta quando è addirittura raddoppiato. Adesso il prezzo è un po’ diminuito, ma rimane alto. Il budget della nostra radio ne risente e avremo dei problemi. Sul piano generale vi sono testimonianze di camionisti ugandesi che trasportavano le merci dal Kenya all’Uganda. Sono stati derubati e hanno subito violenze pesanti. Sono crimini comuni, ma vi è anche risentimento da parte delle popolazioni Luo del Kenya, perché si è diffusa la convinzione, non so se fondata o meno, che il Presidente ugandese appoggi il Presidente keniano Kibaki”. (L.M.) (Agenzia Fides 21/2/2008 righe 41 parole 595)


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