AFRICA/KENYA - Due milioni di disoccupati: dal Kenya niente rose per San Valentino. Ma chi pensa ai coltivatori di Naivasha?

martedì, 12 febbraio 2008

Nairobi (Agenzia Fides)- “La commissione d’inchiesta sulle elezioni di dicembre mi sembra un passo necessario e doveroso per permettere di fare chiarezza e riportare la pace nel Paese” dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa locale da Nairobi, capitale del Kenya commentando l’annuncio di Kofi Annan, mediatore nella crisi che ha sconvolto il Paese, di un accordo per costituire una commissione d’inchiesta indipendente sulle elezioni presidenziali del 27 dicembre 2007.
La causa scatenante dell’attuale crisi sono le accuse di scorrettezze elettorali nei confronti del Presidente Mwai Kibaki, vincitore dello scrutinio, da parte del leader dell’opposizione Raila Odinga. “Spero che saranno presi in esame non solo le manipolazioni elettorali ma anche le violenze scoppiate subito dopo le elezioni. Violenze che non sono affatto spontanee ma organizzate” sottolinea la fonte di Fides.
Annan ha invitato il Capo dello Stato e il leader dell’opposizione a negoziare in un luogo segreto, per evitare interferenze e fughe di notizie che possono danneggiare la trattativa. “È un buon segno: vuol dire che la trattativa è entrata un una fase cruciale. Penso che le minacce di sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea abbiano convinto i due leader che sia giunto il momento di trovare un’intesa, anche perché il Paese è a pezzi” afferma il nostro interlocutore.
In effetti l’economia keniana sta risentendo in modo molto pesante della crisi, con conseguenze a lungo termine. “Se non si trova subito una via di uscita da questa situazione vi saranno 2 milioni di disoccupati nel giro di sei mesi. I settori più colpiti sono il turismo e l’agricoltura. In Europa vi preoccupate perché sono aumentati i prezzi delle rose per San Valentino, molte delle quali provengono dal Kenya via l’Olanda. Ma chi pensa alle 50mila persone che lavoravano nel settore floreale a Naivasha, la capitale keniana delle rose, che ora sono disoccupati? O alle loro famiglie che contavano sul loro magro salario per sopravvivere?” chiede la fonte di Fides. Complessivamente le persone impiegate nel settore agricolo locale che rischiano di perdere l’impiego sono 1 milione e 200mila. Anche l’embrionale settore industriale keniano è stato gravemente danneggiato: a Nakuru, per esempio, una fabbrica che dava lavoro a 250 persone ha dovuto chiudere. “In quel caso i dirigenti dell’azienda hanno cercato di pacificare gli animi, avviando un programma apposito, ma alla fine hanno ritenuto prudente sospendere il lavoro in attesa che la situazione migliori” afferma la fonte di Fides. “La cessazione delle attività produttive ha provocato un forte rialzo dei prezzi e costringe il Kenya a importare merci che fino a poco tempo fa produceva in casa” ricorda la nostra fonte.
Al dramma dei lavoratori si aggiunge quello dei 600mila sfollati, costretti alla fuga dalle violenze delle settimane scorse. “I giovani sono i più colpiti da questa situazione. Molte scuole rimangono chiuse, anche se proprio in questi giorni il governo ha varato un programma per rendere gratuita la scuola secondaria. Si è bloccata la mobilità degli insegnanti: un maestro o un professore di un’etnia si espone a dei rischi se si reca a insegnare in una scuola in una zona di un’etnia “rivale”. In diversi casi le minacce nei confronti delle scuole sono opera dei Mungiki (vedi Fides 21/1/2008). È il caso della scuola nazionale per infermiere avviata dalla Chiesa cattolica un una località vicina a Naivasha, oppure del Kenya Agricultural Research Institute (KARI), un centro di studi agricoli rinomato in tutta l’Africa” conclude la fonte di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 12/2/2008 righe 40 parole 576)


Condividi: