AFRICA/KENYA - “La gente ha fame. Occorre uscire al più presto dalla crisi”

martedì, 5 febbraio 2008

Nairobi (Agenzia Fides)- “Kofi Annan è una persona realista ed è una fortuna che sia così” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale dal Kenya commentando la ripresa delle trattative tra il Presidente Mwai Kibaki e il leader dell’opposizione Raila Odinga, con la mediazione dell’ex Segretario Generale dell’ONU. “Le affermazioni di Annan sul fatto che ci vorrà almeno un anno per riportare la stabilità in Kenya sono vere ed è meglio che la comunità internazionale ne prenda atto e continui ad aiutare il Paese a uscire dalla crisi”.
“Il rifiuto del governo keniano nei confronti del mediatore sudafricano Cyril Ramaphosa non ha scoraggiato Kofi Annan dall’andare avanti” continuano le fonti di Fides. Il governo di Nairobi aveva rifiutato di accettare l’uomo d’affari sudafricano ed ex collaboratore di Mandela, per i suoi presunti legami economici con il leader dell’opposizione Odinga. “Non siamo conoscenza di fatti specifici al riguardo. Ma è certo che imprenditori sudafricani hanno effettuato forti investimenti in Kenya. Il ripudio di Ramaphosa non deve comunque stupire più di tanto, fa parte del gioco politico; anche l’opposizione aveva rigettato almeno un mediatore con motivazioni simili” commentano le nostre fonti.
Mentre ripartono i negoziati rimangono forti tensioni nel Paese. La Croce Rossa locale ha diffuso un bilancio aggiornato delle vittime delle violenze: oltre 1000 morti e 304mila sfollati. “Un bilancio pesante al quale bisogna aggiungere il fatto che si sta sfaldando il sistema di Welfare che, bene o male, lo Stato riusciva ad assicurare ai keniani” dicono le fonti di Fides. “Bisogna riportare al più presto la normalità perché la gente inizia ad avere fame, specie nella Rift Valley. Il blocco dei trasporti ha determinato in diverse aree del Paese scarsità di cibo, di medicine e di generi di prima necessità. Nella Rift Valley medici e insegnanti dell’etnia “sbagliata” sono scappati. Esiste un’emergenza medica ed educativa: gli ospedali sono privi di personale e le scuole sono chiuse”.
Sul piano economico la crisi ha bloccato, almeno temporaneamente, lo sviluppo del Paese. “Poniamo molto speranza nello sviluppo dell’economia dell’informazione con l’arrivo della fibra ottica (vedi Fides 30/10/2007 e 5/12/2007). Vogliamo diventare come l’India. Il Kenya ha gente preparata, laureati in università stranieri, molti dei quali saranno incoraggiati a scappare all’estero se le violenze continuano. Già in tempi normali la fuga di cervelli ha impoverito al Paese: vi sono fior di medici, di ricercatori e di imprenditori keniani negli Stati Uniti e in Europa. Se queste persone tornassero a lavorare qui farebbe fiorire l’economia. Per questo la crisi deve finire il prima possibile” concludono le fonti di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 5/2/2008 righe 30 parole 427)


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