AFRICA/KENYA - I leader religiosi impegnati per trovare una soluzione pacifica alla crisi del Kenya; grave l’impatto economico causato dalle violenze

martedì, 8 gennaio 2008

Nairobi (Agenzia Fides)- I leader religiosi del Kenya sono attivamente impegnati nella ricerca di una soluzione pacifica alla drammatica crisi che sta vivendo il Paese. Una delegazione di capi religiosi, della quale faceva parte il Cardinale Njue, Arcivescovo di Nairobi e Presidente della Conferenza Episcopale locale, ha già incontrato separatamente sia il Presidente Mwai Kibaki sia il leader dell’opposizione Raila Odinga.
Secondo fonti della Chiesa locale contattate da Fides i rappresentati delle diverse confessioni religiose saranno presenti all’incontro tra i due uomini politici previsto venerdì 11 gennaio. Odinga ha però precisato che non vuole partecipare a un incontro bilaterale ma ad un negoziato nel quale sia presente il mediatore internazionale, John Kufuor, Capo di Stato del Ghana e Presidente di turno dell’Unione Africana.
“Riponiamo grandi speranze nell’incontro di venerdì prossimo” dicono le fonti di Fides. “Il Kenya ha bisogno di una soluzione che riporti al più presto la stabilità. Per questo motivo bisogna affrontare non solo la questione della Presidenza ma anche il tema delle riforme costituzionali che sono indispensabili per assicurare un quadro politico più stabile. Nell’ambito di questo processo di riforma si può ipotizzare la formazione di un governo di unità nazionale”.
Nell’attesa dell’incontro tra i due uomini politici, l’opposizione ha sospeso le manifestazioni annunciate nei giorni scorsi.
Il Kenya dove fare i conti con i danni provocati dagli scontri. Il bilancio ufficiale afferma che 486 persone hanno perso la vita a causa delle violenze; altre stime affermano che le vittime siano 600 o addirittura mille. Resta inoltre drammatica la situazione degli oltre 250mila sfollati, provenienti in particolare dalle aree di Eldoret e Kisimu. “Nonostante gli appelli dei Vescovi locali, la gente ha paura a tornare nelle proprie case: finché non si trova un accordo stabile la paura di nuove violenze terrà lontane da queste zone la maggior parte degli sfollati” dicono le nostre fonti locali. In Kenya vivono oltre 270mila rifugiati dai Paesi vicini. Il Kenya è un punto di riferimento per gli Stati di tutta l’area sia dal punto di vista politico (diverse conferenze di pace regionali si sono svolte a Nairobi) sia economico: la maggior parte del commercio estero di Paesi dell’Africa centro-orientale privi di sbocchi sul mare passano per il porto di Mombasa, uno dei più importanti dell’Africa.
Secondo il ministro delle Finanze Amos Kimunya, l’impatto economico delle violenze esplose potrebbe superare il miliardo di dollari. Il Ministro ha ipotizzato che ci vorrà forse anche un anno perché il Kenya possa riparare i danni subiti. Il Prodotto Interno Lordo del Kenya nel 2005 era di 18,7 miliardi di dollari.(L.M.) (Agenzia Fides 8/1/2008 righe 30 parole 414)


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