AFRICA/SOMALIA- Somalia nel caos, ma qualcuno cerca il petrolio….

venerdì, 30 novembre 2007

Mogadiscio (Agenzia Fides)- La Somalia sprofonda nel caos ma gli affari continuano. Mentre la maggior parte della popolazione della capitale Mogadiscio ha lasciato la città, a causa dei combattimenti tra le forze etiopiche, che appoggiano il governo di transizione somalo, e gli insorti legati alle Corti Islamiche, una delegazione di un’industria petrolifera canadese è giunta nelle penisola del Puntland, regione semi-autonoma nel centro della Somalia.
La delegazione ha preso contatto con i leader della regione per mettere a punto i dettagli di una campagna di esplorazione petrolifera. Secondo un comunicato dell’Africa Oil Corporation, la squadra di tecnici canadesi ha visitato i bacini di Nogal e Dharoor Valleys, nella Somalia del nord, dove il prossimo anno la compagnia intende avviare lo scavo di quattro pozzi esplorativi. Lo scorso gennaio l’Africa Oil Corporation e il governo del Puntland avevano siglato un accordo per la condivisione della produzione petrolifera, suscitando le proteste dei clan locali.
Anche aziende cinesi hanno in programma di condurre prospezioni nell’area.
La Somalia, in particolare la sua costa, è vista con interesse da diverse compagnie petrolifere a causa della sua vicinanza alle aree ricche di idrocarburi del Mar Rosso e del Golfo di Aden. Subito prima che la Somalia sprofondasse nel caos e nell’anarchia, nel 1991, l’ex governatore Siad Barre aveva firmato dei contratti per prospezioni petrolifere con alcune compagnie straniere, ma la situazione interna del Paese ha impedito l’esecuzione di questi accordi.
Il rialzo del prezzo del petrolio rende ora appetibile per le compagnie petrolifere, soprattutto quelle cosiddette “indipendenti” (non legate direttamente ai giganti del settore) e a quelle asiatiche, anche un Paese come la Somalia.
Il petrolio è entrato così nella politica somala. La recente destituzione del Primo Ministro Ali Mohamed Gedi deriva anche da contrasti sullo sfruttamento delle presunte riserve petrolifere somale (vedi Fides 8 e 29 ottobre 2007). Vi sono inoltre forti tensioni tra il Puntland e il Somaliland, la regione settentrionale che si è resa indipendente (anche se non è stata riconosciuta dalla comunità internazionale). Si tratta di tensioni originate da dispute di confine, ma sullo sfondo rimane il desiderio di controllare aree potenzialmente ricche di greggio.
Lo sfruttamento commerciale di eventuali giacimenti di idrocarburi rischia di essere ostacolato dall’instabilità del Paese. Anche eventuali pozzi off-shore sarebbero alla mercé dei pirati somali, che costituiscono un serio pericolo per la marineria internazionale e un ostacolo all’invio di aiuti umanitari alla popolazione locale. Per questo motivo l’Organizzazione Marittima Internazionale (OMI)ha chiesto al governo di transizione somalo di “prendere tutte le misure necessarie per prevenire e far cessare gli atti di pirateria e le rapine a mano armata contro le navi”, e di assicurarsi che le sue coste non siano utilizzate come rifugio sicuro dopo gli attacchi”. Il governo britannico minaccia addirittura di permettere alla propria marina di inseguire i pirati all’interno delle acque territoriali somale. (L.M.) (Agenzia Fides 30/11/2007 righe 35 parole 460)


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