AFRICA/SOMALIA - “Grazie Santo Padre per aver ricordato il dramma del popolo somalo” dice a Fides l’ Amministratore Apostolico di Mogadiscio

giovedì, 22 novembre 2007

Mogadiscio (Agenzia Fides)- “Siamo profondamente grati per l’appello del Santo Padre che ha richiamato l’attenzione della comunità internazionale sulla drammatica situazione del popolo somalo” dice all’Agenzia Fides, Sua Eccellenza Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti e Amministratore Apostolico di Mogadiscio, capitale della Somalia.
Ieri, 21 novembre, Papa Benedetto XVI nel suo discorso al termine dell’Udienza generale, ha detto di seguire con trepidazione le dolorose notizie circa la precaria situazione umanitaria della Somalia, specialmente a Mogadiscio, sempre più afflitta dall'insicurezza sociale e dalla povertà”.
“Il totale degli sfollati e dei rifugiati somali ha raggiunto la cifra di 1 milione di persone, delle quali 400mila sono gli sfollati di più vecchia data. La crisi somala si è aggravata infatti negli ultimi mesi: nelle ultime tre settimane da Mogadiscio sono scappate almeno 200mila persone” ricorda a Fides Mons. Bertin.
“Mi rendo conto che è difficile intervenire in una realtà complicata come quella somala, ma la comunità internazionale deve prendersi le proprie responsabilità e venire in soccorso di una popolazione che è allo stremo. L’ex Presidente di Gibuti diceva, parlando della Somalia, che è estremamente difficile fermare un uomo che vuole bruciare la propria casa. Significa che devono essere i somali in primis a dover cercare una soluzione per riportare la pace nel loro Paese. Per questo motivo rinnovo l’appello alla diaspora e alle persone più ragionevoli all’interno della Somalia perché agiscano” dice l’Amministratore Apostolico di Mogadiscio, che in una precedente intervista a Fides aveva indicato nel coinvolgimento della diaspora una possibile linea d’azione per risolvere la crisi somala (vedi Fides 13/11/2007).
I leader religiosi somali riuniti ad Hargheisa, la capitale dell’autoproclamata Repubblica indipendente del Somaliland, hanno pubblicato una dichiarazione per la risoluzione del conflitto e la costruzione della pace. “Si tratta di un documento molto importante” dice Mons. Bertin. “Uno dei punti che più mi hanno colpito è quello nel quale si afferma di accettare le altre religioni”.
“Al momento non ho informazioni precise sui leader religiosi che hanno elaborato il messaggio. Posso comunque dire che in Somalia si distinguono due correnti islamiche. La prima, è quella tradizionale legata al sufismo e alle confraternite religiose. Si tratta di un islam che vuole la pace e con il quale il dialogo è possibile. L’altra, più recente, è la corrente ideologica, legata a una parte politica, che preme per un visione estremista della religione” spiega Mons. Bertin. “Con la prima corrente religiosa si può e si deve dialogare per riportare la pace in Somalia”.
“Anche in una situazione difficile come quella somala, la collaborazione tra cattolici e musulmani è possibile” afferma Mons. Bertin. “Tra Mogadiscio ed Afgoi, esiste un campo per sfollati gestito da una donna somala, che è un medico. Questa struttura riceve aiuti da CAFOD (la Caritas britannica), da Caritas Italia e dal Christian Relief Service, che operano insieme a una ONG islamica inglese, la Islamic Relief: la collaborazione tra persone di diverse religione è ottima” conclude l’Amministratore Apostolico di Mogadiscio. Anche il dispensario di Baidoa, a nord-ovest di Mogadiscio è una struttura cattolica, aperta a tutti, che opera in condizioni difficili. La scorsa Pasqua Sua Santità Benedetto XVI decise di destinare la colletta della Messa "in Coena Domini del Giovedì Santo per questo dispensario . (L.M.) (Agenzia Fides 22/11/2007 righe 37 parole 489)


Condividi: