AFRICA/KENYA - “Vogliamo proseguire la nostra missione con lo stesso entusiasmo dei primi missionari” dice a Fides il Cardinale eletto Njue, Arcivescovo di Nairobi, a Roma per la visita ad Limina

mercoledì, 21 novembre 2007

Roma (Agenzia Fides)-“Siamo soddisfatti di come la Chiesa sia cresciuta grazie in primo luogo al lavoro impegnativo dei missionari” dice all’Agenzia Fides, S.E il Cardinale eletto John Njue, Arcivescovo di Nairobi e Presidente della Conferenza Episcopale del Kenya, che si trova a Roma per la visita ad Limina, con i Vescovi del Kenya, e che sarà creato Cardinale nel Concistoro del 24-25 novembre.
“Negli ultimi decenni le diocesi sono cresciute, notiamo la crescita della fede tra le persone, come dimostrato anche dall’aumento delle vocazioni, quelle dei sacerdoti, delle religiose e dei religiosi: è una vera grazia di Dio” afferma il Cardinale Njue. “Naturalmente” aggiunge - “vi sono alcune sfide che dobbiamo affrontare, in particolare, quelle poste dalle sette e dalla diffusione delle comunità evangeliche. La risposta che dobbiamo dare è quella della formazione dei fedeli. Dobbiamo consolidare la catechesi attraverso la diffusione del catechismo. A questo proposito come Vescovi auspichiamo che sia approvata presto la traduzione del Catechismo della Chiesa Cattolica nella lingua locale” afferma il Presidente della Conferenza Episcopale keniana.
Il 27 dicembre in Kenya si terranno le elezioni presidenziali e la Chiesa cattolica è impegnata ad offrire gli strumenti per discernere come comportarsi in questo importante appuntamento per la vita del Paese. Il Cardinale Njue ricorda che “come Conferenza Episcopale abbiamo scritto alcune Lettere pastorali in preparazione alle elezioni, invitando la gente a fare scelte informate: abbiamo indicato le qualità che devono avere i leader della nazione perché possano rispondere ai bisogni della popolazione. Abbiamo posto particolare attenzione ai giovani perché non si lascino corrompere con promesse facili o con i soldi. Continuiamo inoltre ad insistere sull’unità del Paese: il Kenya deve rimanere una nazione unita che non si lascia tentare da divisioni tribali. Abbiamo infine lanciato un appello contro la violenza, perché con la violenza non vi possono essere libere elezioni. Speriamo che i progressi fatti negli ultimi anni siano raccolti dai nuovi leader in modo da continuare su questa strada”.
Uno dei problemi sociali che deve affrontare il Kenya è la violenza, in particolare gli omicidi commessi da banditi di strada. Negli ultimi anni anche dei sacerdoti sono stati vittime di questi episodi. Il Cardinale Njue afferma però che “gli omicidi di alcuni sacerdoti come p. John Anthony Kaiser, missionario americano della società di S. Giuseppe di Mill Hill, ucciso nel 2000, non sono semplici omicidi comuni. Forse alcuni politici quando vedono queste persone o la Chiesa prendere posizioni contrarie ai loro interessi, ricorrono all’assassinio. Ma questo non ci spaventa e la Chiesa continua la sua missione con l’entusiasmo dei primi missionari”.
Il Kenya è diventato anche un importate snodo del narcotraffico nell’Africa orientale. Secondo il Cardinale Njue questo avviene perché “le organizzazioni criminali, dell’est come dell’ovest, vedono nella povertà della popolazione di alcune zone un’opportunità per trovare persone disponibili a diventare trafficanti. Anche la posizione geografica del Kenya ne fa un importante punto di passaggio per i traffici di droga tra est ed ovest. Il governo del Kenya sta cercando attivamente di fermare questo crimine. Come Chiesa cerchiamo di aiutare i nostri giovani che a causa della mancanza di lavoro, vengono reclutati dalle organizzazioni criminali”. (L.M.) (Agenzia Fides 21/11/2007 righe 38 parole 519)


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